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Servizi tecnico-nautici nei porti italiani: lo “scontro” continua


Federagenti, Autorità Portuale e Autorità Marittima al Propeller  veneziano

Sul problema della regolamentazione normativa dei servizi tecnico-nautici nei porti italiani non c’è accordo ma scontro tra chi sostiene il “monopolio del servizio” e chi, invece, come il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia prof. Paolo Costa,  ne vuole la liberalizzazione. E’ quanto emerso dal “burrascoso” meeting organizzato dall’International Propeller Club Port of Venice presso la Congress hall della VTP (Venezia Terminal Passeggeri) cui hanno partecipato, oltre al presidente del Porto Costa, il comandante della Direzione Marittima del Veneto e Capitaneria di Porto Amm. Tiberio Piattelli, il presidente di Federagenti Michele Pappalardo alla presenza di oltre 90 operatori, tra i quali i presidenti di società di rimorchio, ormeggiatori e piloti, terminalisti ecc.
”L’ampio dibattito – spiega  Massimo Bernardo, presidente del Port of Venice – anticipato dalla visita ai nuovissimi impianti per la movimentazione dei crocieristi realizzati nel terminal lagunare dalla VTP Engineering con l’innovativo sistema MBT (Multipurpose Boarding Tower) – ha dimostrato ancora una volta come burocrazia e monopoli acquisiti negli anni risultino dannosi alla competitività del nostro sistema portuale non solo dal punto di vista economico ma, soprattutto, per l’incertezza che regna sovrana tra chi – come il presidente del porto lagunare – chiede che siano le pubbliche istituzioni (Autorità Portuali e Autorità Marittime) a definire tariffe e modalità dei servizi e chi invece affida al confronto e alla concertazione nei tavoli di lavoro la soluzione dell’intricato busillis”.
Dunque il “braccio di ferro” è destinato a continuare anche dopo i vari ricorsi al TAR  mentre, in un mercato sempre più agguerrito, si attendono sentenze dalla magistratura per poter dire la parola fine a questa intricata situazione che si gioca tra il ruolo della pubblica amministrazione e il privato concessionario di tali servizi.


Basta ricorsi


In questo contesto il neoeletto presidente di Federagenti Michele Pappalardo, in linea con quanto dichiarato dal  presidente di Confitarma D’Amico, ha tra l’altro affermato che non si dia luogo ad ulteriori ricorsi e che venga quindi immediatamente riaperto un confronto responsabile tra erogatori e utenti dei servizi con obiettivi e tempi precisi, volto all’individuazione di proposte che, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie, porti a nuovi criteri e meccanismi di formazione e revisione delle tariffe di rimorchio e pilotaggio portuale.
“Ci troviamo in un momento particolarissimo della nostra economia – ha concluso il presidente di Federagenti - il mercato si presenta sempre più difficile ed agguerrito. Abbiamo già un notevole gap da colmare per la scarsa competitività dei nostri porti nei confronti dei nostri competitors sia europei che nordafricani. Non possiamo permetterci di correre anche il rischio di vedere dalla sera alla mattina e per un ordine di giustizia un sistema che “dal tutto regolamentato” passi al “tutto libero”.
Da parte sua l’Amm. Piattelli, richiamandosi al comma 1 Bis dell’art.14 della legge 84/94, quello che riguarda i servizi tecnico nautici di pilotaggio, rimorchio, ormeggio e battellaggio, cioè
servizi di interesse generale atti a garantire nei porti, ove siano istituiti, la sicurezza della navigazione e dell’approdo
ha auspicato che nel futuro provvedimento di liberalizzazione, si dovrebbe andare a riformare, di fatto, le sole regole di accesso alla fornitura dei servizi introducendo meccanismi concorrenziali tra gli aspiranti erogatori dei servizi limitando, in sostanza, successivamente ad un solo soggetto l’erogazione del servizio. Per quanto invece concerne gli aspetti tariffari,
“ferme restando le valutazioni della competente direzione generale del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – ha proseguito l’ammiraglio – si ritiene che il sistema cosiddetto “rate of return”, inteso come rapporto tra il reddito che viene generato da un investimento e la corrispondente somma investita,  espresso come percentuale del capitale che viene impiegato, risulti il sistema che meglio contempla l’esigenza dell’utenza con quelle del fornitore del servizio non sottacendo la circostanza che le tariffe stesse vengono determinate e rinnovate in contradditorio con tutte le parti interessate. Di contro – ha concluso il comandante del Porto – il sistema da più parti proposto del “price cap” con il quale l’aumento delle tariffe non può superare un determinato valore calcolato sottraendo al tasso di inflazione sui beni di consumo una quota minima di aumento della produttività, costringerebbe l’impresa, nell’attuale contesto, alla minimizzazione dei costi che andrebbe ad incidere, inevitabilmente, sulla qualità del servizio prestato”.

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