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Tecnologia d’avanguardia per le ricerche marine


Ricerca e recupero. Nel settore scientifico, ambientale, infrastrutturale e turistico. La cifra peculiare di Giemme Research & Recovery, società nata nell’orbita della Quality & Security di Salerno con
l’obiettivo primario della salvaguardia dell’ambiente marino, sarà la flessibilità operativa. Iniziativa satellite partorita dal vulcanico Antonio Guida, affiancato in questa sfida dai due figli, Giemme Research & Recovery punta a coprire una fetta di mercato per servizi di qualità medio – alta, a costi contenuti, nel settore del monitoraggio delle acque e dei fondali, verifica condutture marine, ricerca e recupero di materiali e relitti, prelievi di campionature e sedimenti.

“Il nostro campo di attività – spiega Guida – non andrà a sovrapporsi a quello delle principali società del settore, limitandosi alle operazioni fino a 200 metri di profondità”. Attiva dal prossimo marzo, la nuova compagine utilizzerà un sottomarino R.O.V. con caratteristiche all’avanguardia, un “Flat Platform 6 Plus", con telaio inferiore intercambiabile in grado di ospitare qualsiasi tipo di attrezzatura o strumentazione. “Durante le operazioni i motori non lavorano mai in retromarcia, e ciò permette l’inversione del senso di marcia velocemente, senza ritardi di inserzione e senza provocare stress o danni alla trasmissione. Queste caratteristiche, insieme alla struttura bassa e piatta, rendono il sistema ben adatto all’esecuzione di lavori sul fondo marino, consentendo al R.O.V svariate modalità d’impiego per qualsiasi esigenza”.

 Le ispezioni, dunque, saranno eseguite tramite questo veicolo filoguidato dotato di telecamera, pilotato da un operatore che si trova a bordo della nave appoggio mediante una consolle dotata di joystick e di uno schermo sul quale vengono visualizzate le immagini trasmesse dalla telecamera. “Tutte le missioni – sottolinea Guida – saranno totalmente video registrate al fine di produrre una documentazione certa dell’attività svolta”.

Particolare attenzione sarà prestata all’aspetto sicurezza. “Le procedure per l’uso di ROV in alti fondali (oltre 100 m di profondità circa) prevedono infatti particolari precauzioni per evitare di avere una lunghezza eccessiva di cavo svolto in acqua, che potrebbe interagire con eventuali imbarcazioni in superficie o con ostacoli sommersi”.

 Il minisommergibile sarà installato su una unità appoggio di superficie appositamente attrezzata con la normale strumentazione per la navigazione ed il posizionamento GPS, oltre che con Sonar Structure Scan (sistema professionale specifico per la ricerca sul fondale marino di qualsiasi struttura) ed ecoscandaglio HDS GEN Structure Map 3D ad alta definizione (per il rilievo della topografia del fondo marino). L’unità, una imbarcazione da lavoro di 20 mt, disporrà, inoltre, di un drone per le riprese aeree (particolarmente utile nelle attività di monitoraggio delle acque), di 3 cabine in grado di ospitare 6 passeggeri e, nella control room, di uno schermo gigante che permetterà di osservare in tempo reale le riprese subacquee.
 Giovanni Grande

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è stata pubblicata su PORTO&diporto di dicembre

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