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Electrolux si avvia verso la dichiarazione di stato di crisi




24 agosto 2023 - La data è il 31 agosto, la sede è Bologna. Parliamo dell’incontro tra i vertici di Electrolux Italia e il sindacato, un summit le cui previsioni non sono delle migliori. Si attende, infatti, l’ufficializzazione dell’esistenza dei presupposti per chiedere lo stato di crisi. 

L’andamento degli ordini, e quindi della produzione, non mostra segni di inversione del trend rispetto ai primi sette mesi dell’anno caratterizzati da una domanda asfittica e da massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali soprattutto per gli stabilimenti di Porcia, in provincia di Pordenone (lavatrici), Forlì (forni e piani cottura) e Solaro, in provincia di Milano (lavastoviglie). 

Meno negativo l’andamento di Cerreto d’Esi, vicino Ancona (cappe per cucina) e Susegana, in provincia di Treviso (frigoriferi). Nemmeno questi due ultimi stabilimenti, però, sono rimasti esenti dal ricorso agli ammortizzatori, tanto che Susegana ha appena archiviato 3 giorni di cassa (dal 16 al 18 agosto), e sta rallentando il gettito che si sta attestando attorno ai 3 mila pezzi al giorno a fronte di una potenzialità di oltre 4 mila. 

A Porcia, che a distanza di 14 anni dalla cancellazione della chiusura collettiva estiva proprio nel 2023 ha ripristinato le 2 settimane di stop, la ripresa dopo le ferie non è scattata lunedì ma lunedì scorso, 21 agosto e, al primo incontro tra direzione di stabilimento e Rsu, è arrivata la comunicazione circa la necessità di un nuovo fermo produttivo.

 La stima è di 4 giornate, la comunicazione si è limitata a due, il 24 e 25 agosto, mentre il magazzino ricambi raddoppia: 24, 25, 28 e 29 agosto le giornate. Lo stop coinvolge il 50% degli addetti il prossimo giovedì e venerdì, e i restanti nel lunedì e martedì della prossima settimana.

 A fronte di stabilimenti che hanno fatto ampio uso della cassa integrazione ordinaria, oggi vicina all’esaurimento delle 52 settimane autorizzabili, e di un mercato che non dà segni di ripresa, a questo punto la via dello stato di crisi appare l’unica in grado di garantire l’accesso ad altre tipologie di ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà. Attivabili, vale la pena di ricordare, a fronte dell’apertura di piani di ristrutturazione e riorganizzazione il cui impatto sulle fabbriche italiane (cinque con circa 5 mila addetti) non è ancora chiaro.

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