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La transizione ecologica nella mobilità va pianificata. Lo stiamo facendo?


22 aprile 2021 - La transizione ecologica nella mobilità costituisce uno dei pilastri nel piano di sviluppo condiviso a livello europeo e nazionale. Le dimensioni del parco di vetture circolanti, in Italia di 39 milioni, nel 2021 ha registrato appena 265.000 auto ibride, dato poco incoraggiante rispetto al boom degli ultimi tre anni dopo con la spinta dell’ecobonus. 

Diverse le cause di questa netta frenata, non ultima quella dell’attesa degli incentivi, fin troppo preannunciati, che hanno provocato il posponimento di acquisti già decisi. Secondo lo scenario del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), entro il 2030 le e-car in Italia dovrebbero rappresentare, con sei milioni di unità vendute, il 13% del parco circolante. 

Ciò significa che per raggiungere tale obiettivo nei prossimi 8 anni si dovranno vendere circa 800mila “auto alla spina”, a fronte delle sole 137mila vendute nel 2021. Cosa è necessario per far sì che la domanda regga a questi ritmi senza flessioni? Una recente ricerca di BIP, società di consulenza aziendale e tecnologica italiana, che sarà presentata a Next Generation Mobility il prossimo 4 maggio, dimostra che l’implementazione e il potenziamento delle infrastrutture di ricarica sono la chiave per lanciare il mercato dell’auto elettrica in Italia. 

Come già sta succedendo in Francia, Germania, Norvegia e nel Regno Unito il percorso da intraprendere prevede due fasi: nella prima, capillarità territoriale per ridurre la distanza media tra punti di ricarica; nella seconda, calcolo della sostenibilità economica dell’infrastruttura, facendo attenzione all’aumento del numero medio di auto servite per stazione. 

Il punto di riferimento è il mercato norvegese, il primo e unico maturo oggi, dove l’infrastruttura di ricarica serve 30-32 vetture per punto con distanze medie tra una stazione e l’altra di 4 km. In numeri assoluti, prendendo per buono il target PNIEC, significano 187.500 punti diffusi sul territorio italiano. Oggi sono circa 27.900. Se si punta prima alla capillarità e poi alla sostenibilità economica, gli investimenti dovranno essere sostenuti da fondi pubblici. 

Il PNRR prevede finanziamenti per 13.755 colonnine in aree urbane e 7.500 sulle autostrade, del tipo rapido o ultrarapido. Ammesso che tutte vengano installate, si arriverebbe a poco più di 49.000 colonnine. Ne mancherebbero ancora quasi 140.000. Non è ben chiaro chi sosterrebbe l’investimento, al ritmo di 1300 al mese.

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