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Venezia, la rivolta delle imprese contro la distruzione del porto


2 luglio 2020 - Il porto di Venezia rappresenta una realtà con 22.000 lavoratori con 6,6 miliardi di fatturato diretto: è la base strategica per l’import e l’export di uno dei piủ importanti poli industriali del Paese considerando che attraverso lo scalo di Venezia viene servita l'economia di tre regioni che rappresentano oltre il 40 % del PIL nazionale.

 Per questo non è e non può essere argomento perenne di scontri polemici, di azioni di contrasto, non può essere specialmente la vittima designata di rinvii costanti che hanno cronicizzato problemi operativi e che ora minacciano di annientare l’operatività stessa dello scalo marittimo.

 Con un “no” secco, e inequivocabile rispetto alla prospettiva di gestioni emergenziali che cristallizzino una volta di più i problemi, scende in campo la Community portuale di Venezia, che raggruppa i principali operatori dello scalo marittimo e anche numerose Associazioni imprenditoriali che, per altro, il 13 febbraio scorso, si erano già rese protagoniste del “Manifesto per Venezia” organizzando una manifestazione che aveva spinto alla mobilitazione anche tutti i lavoratori del porto e che era culminata in un imponente corteo di barche in Canale della Giudecca sino al terminal passeggeri. Con l’ombra sempre più fitta di un commissariamento dell’Autorità di Sistema Portuale, a causa della reiterata bocciatura del bilancio, il porto di Venezia rischia oggi di fare rotta verso il nulla.

 Ma il mondo imprenditoriale è per la prima volta compatto nella risposta: nessuna mozione o nessuna discesa in campo pro o contro la gestione portuale. Il problema è oggi il porto: il più prestigioso porto d’Italia, colpito dalla crisi post Covid, già penalizzato da anni e anni di mancate decisioni e di politiche solo negative rispetto alle attività commerciali, passeggeri e industriali dello scalo, non è disposto ad accettare più nulla passivamente.

 Otto anni di scontri e dibattiti sterili sulle grandi navi passeggeri, anni di ritardo nella manutenzione regolare dei canali indispensabile per consentire l’ingresso di navi che rischiano invece di incagliarsi, lo stallo sul fronte delle concessioni portuali che ha generato e genera incertezza e problemi per le imprese terminalistiche, un piano morfologico della laguna sempre in lista di attesa e senza il quale non è possibile prevedere i siti dove scaricare i fanghi dei fondali. Adesso basta: per la Venezia Port Community, pronta ad azioni di tutela contro chi è responsabile del degrado del porto, è venuto il momento del fare e della resa dei conti.

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