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Come i Big Data rivoluzioneranno la logistica


1 marzo 2017 - Nell’era della Digital Transformation, la Supply Chain è pervasa da una crescente mole di dati di varia natura, provenienti dai sistemi transazionali, dai social media e dall’IoT. Tuttavia non tutti gli attori della Supply Chain riescono a cogliere il valore di questa miniera di dati e a sfruttare le risorse informative che ne derivano per migliorare il proprio business. Le aziende più innovative stanno studiando come valorizzare questi input per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei propri processi logistici.

 Si prospetta un cambiamento, talvolta radicale, dei processi di trasporto, di magazzino e di pianificazione. La possibilità di estrarre informazioni attraverso i processi logistici rappresenta una delle principali sfide per migliorare la customer experience, ridurre i rischi, ottimizzare l’utilizzo delle risorse, aumentare la flessibilità e la reattività della supply chain. Conoscere come la Supply Chain stia affrontando queste sfide è l’obiettivo del convegno “Big Data & Digital Supply Chain: a che punto siamo?” organizzato dal Centro per la Supply Chain, le Operations e la Logistica della LIUC Business School, in collaborazione con Columbus Logistics e con il patrocinio di AUSED, al fine di portare cultura e valore nei processi logistici delle imprese.

L’appuntamento è alla LIUC – Università Cattaneo mercoledì 21 marzo 2018, a partire dalle ore 14. Attraverso la presentazione di casi di successo da parte di aziende importanti come Amazon, UPS, BTicino, CHEP, Xerox e la successiva tavola rotonda con i principali IT provider quali Microsoft, SAP, SAS, Vodafone, sarà delineato un quadro esaustivo su come i Big Data stiano contribuendo alla trasformazione digitale della Supply Chain.

 Ma non ci sarebbe conoscenza senza pensiero critico. Al professor Aurelio Ravarini, docente LIUC Business School, il compito di delimitare i confini del concetto big data e renderli un po' più small di quanto non se ne parli. “In questo senso, proporrò di osservare - e sfruttare – i big data come fenomeno socio-tecnico. Secondo questa prospettiva, per quanto sia elevato il potenziale delle tecnologie abilitanti i big data, è necessario studiare i vincoli e le condizioni, tecnologiche e organizzative, alle quali progettare realisticamente iniziative di successo, in grado di sfruttare tale potenziale”, spiega Ravarini.

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