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Trasmettere la consapevolezza del rischio


Il Club alpino italiano deve continuare a ricoprire il proprio ruolo nel veicolare la consapevolezza dei rischi e la autoresponsabilità nei confronti degli alpinisti, dei frequentatori dell’ambiente montano, senza che si ricorra a eccessive leggi e divieti.

E deve sensibilizzare anche chi pratica le nuove attività nelle Terre alte generate dai rapidi cambiamenti della società odierna e pervase da un crescente spirito commerciale. Tutto questo senza intaccare la libertà fondamentale di ognuno di andare in montagna. Questo il messaggio uscito, per quanto riguarda il Sodalizio, dalla Tavola rotonda “Mountain Freedom vs Risk: a Discussion without Peak” a Bressanone, organizzata nell’ambito dell’International Mountain Summit e moderata dal Presidente della Commissione centrale medica del CAI Luigi Festi.

Il Vicepresidente generale del CAI Erminio Quartiani ha ricordato l’inutilità di una regolamentazione della frequentazione della montagna da parte della politica attraverso leggi e divieti. “La frequentazione non va regolamentata, bensì accompagnata, cosa che il CAI fa tutti i giorni con i corsi e l’attività delle Sezioni sul territorio.

Lavoriamo per accompagnare le persone in montagna con coscienza e responsabilità. Questo non per allontanarle ma per trasmettere loro la consapevolezza necessaria per frequentare le Terre alte”. I rappresentanti del CAI intervenuti hanno sottolineato la necessità del CAI di continuare a essere il motore della trasmissione della cultura della montagna, aprendosi costantemente alla società e ai suoi cambiamenti.

Fondamentale in primis il coraggio della rinuncia, la montagna non va affrontata a tutti i costi, se i rischi sono eccessivamente alti. E’ stato ricordato come la frequentazione consapevole dell’ambiente montano rientri nella mission del CAI.

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