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TRIESTE, D'AGOSTINO: "PIANO REGOLATORE DEL PORTO PRESTO APPROVATO" MA PER MANESCHI SERVE UNA STRATEGIA PER LO SCALO E LA CITTA'


L'argomento sul tavolo era quello dell'atteso Piano regolatore portuale, ma l'occasione fornita dall'incontro organizzato il 19 maggio scorso a Trieste dal Propeller Club è stata colta al volo per discutere di futuro dello scalo ed economia del territorio. Alla presenza di Enrico Maria Pujia, Direttore generale per il Trasporto marittimo del ministero delle Infrastrutture e trasporti, ieri a
Trieste per incontrare i vertici dell'Authority, il dibattito tra i relatori ha evidenziato la necessità di una visione strategica per cogliere le opportunità di sviluppo. Ad iniziare la serie di interventi proprio il Commissario dell'Autorità portuale di Trieste, Zeno D'Agostino, che ha preannunciato, entro giugno, la chiusura della procedura Via-Vas (Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica) per il Piano Regolatore del Porto. Ancora qualche mese, dunque, e lo strumento urbanistico (adottato addirittura nel 2009) dovrebbe diventare operativo.
 "Anche il Governo sloveno deve fornire un parere sul Piano - ha detto ieri D'Agostino - così come il Governo italiano ha dato un parere su quello del Porto di Capodistria, che però è molto meno complesso. Probabilmente bisognerebbe un po' imparare dagli sloveni, perché il Piano regolatore del Porto deve adattarsi agli sviluppi dello shipping: sarebbe più indicato dare indirizzi di carattere generale e indicare strategie”. 
E di strategie ha parlato anche Pier Luigi Maneschi, presidente di Italia Marittima ed a capo dell'omonimo Gruppo che a Trieste gestisce -tramite TMT - il terminal contenitori dello scalo.
 "I ritardi per il Piano regolatore sono indiscutibili, ma veramente sappiamo cosa vogliamo? Pensiamo di risolvere i problemi - ha chiesto Maneschi - con il Piano regolatore? Qui bisogna cambiare mentalità. A Trieste non sono mai state fatte scelte, nessuno ha mai fatto un Piano industriale. Invece dobbiamo lavorare in modo determinato, creando massa critica ed affrontando il problema prima di tutto da un punto di vista intellettuale: il mondo è cambiato, il Piano regolatore così com'è non va". 
Le tesi di Maneschi rispetto ai ritardi di sviluppo dello scalo triestino hanno fatto riferimento alla situazione delle banchine ed alla mancanza di spazi a causa dei vecchi magazzini (per gran parte inutilizzati), ma anche alla concorrenza con lo scalo sloveno di Capodistria dove, ha aggiunto Maneschi, l'amministrazione è riuscita a convincere tutti quelli che ci stavano attorno che il Porto era molto importante". In precedenza era intervenuto l'ex assessore regionale ai Trasporti, Riccardo Riccardi, che del Piano regolatore del Porto si era occupato in prima persona, come membro del Comitato portuale che lo adottò nel 2009. “Una considerazione centrale sulla questione - ha detto Riccardi, oggi consigliere regionale - riguarda l'incapacità del Paese di avere tempi compatibili con gli sviluppi del mondo reale, ma oggi l'Italia può considerare il Porto di Trieste come una vicenda italiana. Il problema del rapporto con Capodistria è relativo ad un'autonomia che non può essere tale se si vive tutti in uno stesso ambito. E' una questione da aprire con gli amici sloveni, magari pensando ad un collegamento ferroviario tra i due porti e ad una programmazione comune". Un riferimento, nelle parole di Riccardi, anche al progetto del terminal offshore di Venezia, definito “un progetto irrealizzabile Per il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, la priorità resta quella di "creare lavoro, fatto dall'economia e quindi dalle buone imprese, che vanno dove ci sono condizioni ambientali che ne supportano gli investimenti. A Trieste, dove la pubblica amministrazione è funzionante, l'ambiente era viziato da una certa allergia allo sviluppo". Secondo Cosolini, infatti, si è continuato a pensare che ci si potesse permettere benessere senza fare scelte che comportano sacrifici. Per il sindaco l'approvazione del Piano regolatore portuale consegna comunque irrisolte alcune questioni, ragion per cui servirà un Piano strategico. "Dobbiamo affrontare il problema della collocazione di Trieste tra i Porti italiani. Trieste compete con altri porti europei e per questo è interesse dell'Italia sostenere lo scalo come si fa - ha notato Cosolini - con le industrie in grado di competere all'estero".

A chiudere gli interventi sul tema centrale della serata il biologo Carlo Franzosini il quale, a nome delle associazioni ambientaliste, ha espresso soddisfazione per lo strumento di pianificazione, in parte dovuta al lungo iter burocratico, che ha consentito di accogliere osservazioni e critiche al Piano stesso. La chiusura dell'incontro è stata risen/ata ad Angelo Aulicino (Business development Manager di Interpofto Bologna), ieri a Trieste per parlare della Piattaforma logistica, progetto già cantierato ed in grado di rilanciare l'attività multipurpose nello scalo dell'Alto Adriatico. "Siamo nei tempi previsti - ha spiegato Aulicino - e siamo il primo interporto in Italia che investe in un'operazione portuale. Si tratta di 12 ettari complessivi per 480 metri di banchina. Nel piano industriale è previsto l'impiego di 80 lavoratori durante la fase di realizzazione e di 35-40 persone durante la fase di gestione, oltre l'indotto”.

 Nel prosieguo del dibattito anche un intervento del segretario generale dell'Authority triestina, Mario Sommariva, che ha attirato l'attenzione sulla costruenda riforma della legge 84 del 1994. "A Trieste ci si chiede di incardinare il Piano regolatore all'interno di scelte industriali: uno stimolo da raccogliere, anche perché siamo alla vigilia di una riforma importante che però, dai rumors raccolti, pare dia segnali di accentramento e quindi di allontanamento dal territorio. Così - ha concluso Sommariva - si rischia di tornare indietro". "Trieste può avere opportunità ma deve sapersele meritare. La riforma della legge sui porti sarà fondamentale - ha commentato al termine della serata il presidente del Propeller, Fabrizio Zerbini - pur trattandosi per ora di voci ed ipotesi, anche legate alla governance: da un'entità unica a gestione statale oppure a gestione regionale. Al di là di tutto, è importante che lo Stato decida se investire su polti che anno un futuro come Trieste o su porti con progetti faraonici ma economicamente e commercialmente insostenibili. A livello locale, invece, è necessaria una sinergia politica trasversale a supporto dello scalo, che abbia come obiettivo comune lo sviluppo del Porto di Trieste e che sia in grado di cogliere le opportunità che si stanno presentando

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