Le associazioni del cluster marittimo scrivono a Letta: sconcertante la decisione di cancellare nel ministero la Direzione generale porti.
Attraverso i porti transita mediamente l’80% delle merci importate e esportate dall’Italia; i porti producono ricchezza, occupazione e 16 miliardi di gettito per le casse dello Stato; i porti sono indicati con
chiarezza senza precedenti dall’Unione europea come la risorsa strategica essenziale per innescare una nuova ripresa economica; la Grecia, proprio per sfruttare questa risorsa, dà vita in queste settimane a un Ministero del mare.
E l’Italia, in totale controtendenza, azzera nel ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, proprio la Direzione generale porti, cancellandola e assorbendola sotto altre competenze amministrative.
A denunciare il paradosso, quando altre direzioni dello stesso ministero pur rappresentando palesi doppioni, vengono mantenute in vita, sono le principali associazioni imprenditoriali del cluster marittimo che hanno inviato una lettera di denuncia al presidente del Consiglio, Enrico Letta.
“Ci permettiamo di segnalarle – si legge nella lettera firmata dai presidenti di Assoporti, Assologistica, Assiterminal, Federagenti e Fedespedi - quella che a noi suona non tanto come una contraddizione, ma come la premessa, certo non di buon auspicio, per tornare a disperdere occasioni importanti di rilancio economico del paese, sottovalutando una volta di più realtà e potenzialità di un settore, quello dei porti e del mare, che per le loro specificità, richiedono un’attenzione costante e professionalità mirate”.
Una contraddizione doppia rispetto alle dichiarazioni sia dello stesso Presidente del Consiglio, sia del ministro delle Infrastrutture, che in più di una occasione si sono espressi sulla necessità di sostenere questo settore e renderlo, come accade in gran parte dei paesi europei, colonna portante del sistema economico nazionale.
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