9 dicembre 2025 – Gennaro Amato, all’apertura del Salone Nautico Internazionale di Roma, ha affermato:
“Dopo anni di crescita costante, e continua, la nautica italiana da diporto comincia a indicare segni di rallentamento economico e produttivo, ma il mercato ha ancora una tendenza positiva. Intanto va detto che non si parla certo di crisi, ma di una curva fisiologica delle vendite che, dopo oltre 10 anni di incremento, segna una cosiddetta pausa di riflessione.
La flessione dei numeri non appare nella produzione da export, quella legata ai Maxi Yacht, dove l’Italia è leader nel mondo, ma più alla nautica di medio e piccolo taglio. Le imbarcazioni sopra i 25-30 metri sono oggetto d’interesse di un mercato che non risente certo di una crisi economica dettata dall’aumento dei prezzi della materia prima, legati anche alle vicende belliche in corso.
Altro discorso invece riguarda la produzione da diporto dei 18/15 metri a scendere sino ai 6/7 metri, un segmento produttivo dove l’impennata dei costi, la mano d’opera e l’accesso al denaro costituiscono ostacoli importanti. Se poi si aggiungono fattori esogeni al comparto della cantieristica, come un rallentamento dovuto all’incertezza economica, dove si paga ancora l’effetto covid che, se da un lato consentito alle aziende di ricevere finanziamenti di sostegno, dall’altro ora sono sulla bilancia dei debiti da restituire.
Inoltre, negli ultimi cinque anni è cresciuto il problema infrastrutturale legato ai porti turistici che, pur avendo un incremento di domanda, non ha visto corrispondere una crescita di posti barca creando un cortocircuito critico.
Resta comunque un dato di positiva speranza, indicato più volte dal Ministro del made in Italy, Adolfo Urso, e ribadito anche dal Ministero del Turismo, guidato da Daniela Garnero Santanché, ovvero ritenere il diportismo nautico un fattore di primaria importanza di sviluppo economico, produttivo e turistico per un Paese che vede il Centro e il Sud quali zone di grande riferimento. Gli oltre 8.500 chilometri di costa italiana non possono essere considerati una linea di confine, ma un’opportunità di ulteriore sviluppo per la Nazione.
Un disegno che, oltre a salvaguardare buona parte degli oltre 71mila lavoratori italiani del comparto della nautica da diporto, dei quali oltre il cinquanta per cento opera nelle regioni del Sud del Paese, potrebbe portare a realizzare un adeguato numero di Marina che aiuterebbero, oltre le aziende della nautica da diporto di piccola e media dimensione, a favorire un turismo nautico alto spendente che, per indotto, favorirebbe l’intera economia italiana”.


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