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Vladimir Putin cambia le condizioni e ExxonMobil torna a Sakhalin-1

Vladimir Putin cambia le condizioni e ExxonMobil torna a Sakhalin-1

19 agosto 2025 - La Russia ha approvato un nuovo quadro giuridico che potrebbe consentire agli azionisti stranieri di rivendicare le loro quote nel progetto petrolifero e del gas Sakhalin-1.

Il 15 agosto 2025 il presidente Vladimir Putin ha firmato il decreto n. 559, che modifica l'ordinanza del 2022 che aveva trasferito il progetto a un nuovo operatore russo. Secondo il testo, un operatore straniero che intenda rientrare in Russia deve adottare misure volte a rimuovere le sanzioni che incidono negativamente sul progetto, firmare contratti per la fornitura di attrezzature e componenti di fabbricazione estera e trasferire i fondi accumulati in precedenza sui conti del progetto. Il decreto entra in vigore al momento della pubblicazione ufficiale. 

La misura fa seguito a precedenti misure adottate dopo il passaggio di consegne del 2022. Nel dicembre 2024 il Cremlino aveva prorogato la scadenza per la cessione della quota non reclamata di ExxonMobil fino al 1° gennaio 2026.

L'attuale operatore, Sakhalin-1 LLC, è gestito da Sakhalinmorneftegaz-Shelf, una sussidiaria di Rosneft, in base a una risoluzione governativa del 2022. 

ExxonMobil deteneva in precedenza una quota di gestione del 30% in Sakhalin-1 e ha abbandonato la Russia nel 2022. Nelle sue comunicazioni finanziarie di aprile, la società ha registrato un onere al netto delle imposte di 3,4 miliardi di dollari legato al ritiro. Al consorzio giapponese SODECO e all'indiana ONGC Videsh è stato consentito di mantenere le proprie quote dopo la ristrutturazione del 2022.

Il progetto Sakhalin-1 è gestito nell'ambito di un accordo di condivisione della produzione firmato negli anni '90 e comprende i giacimenti offshore di Chayvo, Odoptu e Arkutun-Dagi nel Mare di Okhotsk. Il petrolio greggio viene esportato verso i mercati asiatici attraverso il terminale di De-Kastri. 

Gli analisti sottolineano che il decreto crea un percorso legale per il rientro degli investitori stranieri, ma lo subordina all'allentamento delle sanzioni e al ripristino delle forniture di tecnologia estera, condizioni che restano difficili da soddisfare.

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