7 luglio 2025 – Lo shipping mondiale si muove in un contesto di crescente regionalizzazione, tra tensioni geopolitiche, dazi e nuove rotte commerciali. È quanto emerge dal 12° Rapporto Annuale Italian Maritime Economy, elaborato da SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo), presentato alle Gallerie d’Italia di Napoli.
Il commercio marittimo globale ha registrato nel 2024 una
crescita del 2,1%, toccando quota 12,6 miliardi di tonnellate movimentate, con
previsioni di espansione contenuta tra +0,2% e +1,5% al 2026. Un dato che
conferma la resilienza dei flussi internazionali nonostante un quadro
macroeconomico condizionato da guerre, conflitti regionali e barriere
tariffarie.
Il Mediterraneo consolida la sua centralità logistica: i
25 principali scali hanno movimentato 62 milioni di TEU (+5,1%), mentre il
traffico di Short Sea Shipping segna un record storico, con quasi 628 milioni
di tonnellate su scala europea. L’Italia si posiziona leader nel segmento con
302 milioni di tonnellate, prima in Europa per volumi a corto raggio.
Preoccupano invece le criticità legate agli stretti
strategici: nei primi cinque mesi del 2025 i transiti attraverso il Canale di
Suez hanno evidenziato una contrazione media del 18% sul 2024, e addirittura
del 70% sul 2023, a causa delle rotte alternative via Capo di Buona Speranza.
Tuttavia, si intravedono segnali di ripresa con il ritorno di alcune compagnie
sui percorsi tradizionali.
Lo scenario delineato da SRM sottolinea come la
progressiva frammentazione dei mercati stia ridefinendo le catene di
approvvigionamento. Il crollo degli scambi fra Stati Uniti e Cina – la Cina ha
perso nel 2023 il primato di primo esportatore verso gli USA dopo 17 anni – innesca
un riposizionamento verso rotte regionali e nuovi corridoi logistici. È il caso
del progetto IMEC (India-Middle East-Europe Corridor), la cosiddetta Via del
Cotone, che mira a sottrarre volumi alla cinese Via della Seta, con un
potenziale interscambio stimato fra 170 e 200 miliardi di euro annui verso
l’UE.
Porti sempre più hub energetici
Il Rapporto fotografa l’Italia tra i Paesi con la più
alta incidenza dell’interscambio sul PIL (54,3%). Gli scali nazionali hanno
movimentato 481 milioni di tonnellate di merci (+0,7%), trainati dal traffico
container (+6,5% a 11,7 milioni di TEU). Le grandi alleanze armatoriali
confermano i porti italiani nelle principali rotazioni globali.
Proprio la combinazione di intermodalità, innovazione
green e logistica integrata sarà la leva competitiva per consolidare questi
numeri. In quest’ottica, il DEF 2025 prevede investimenti in infrastrutture
portuali per 12,5 miliardi di euro, puntando su digitalizzazione, sostenibilità
e connessione ferro-mare.
Gian Maria Gros-Pietro, Presidente Intesa Sanpaolo, ha
ribadito il ruolo strategico del settore: «Il cluster marittimo genera 65
miliardi di valore aggiunto diretto. Come Gruppo siamo impegnati a sostenere
l’economia marittima attraverso credito dedicato, linee di finanziamento per lo
shipping e la promozione di ZES e Zone Logistiche Semplificate».
Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, ha
sottolineato le sfide imminenti: «Occorre consolidare la competitività
investendo su intermodalità e decarbonizzazione. Stiamo già guardando alle
potenzialità del sotto-mare come nuova frontiera di ricerca e sviluppo per la
blue economy».