25 agosto 2025 - È entrata nella fase operativa, da alcuni giorni, la complessa campagna di rimozione dei relitti affondati e semiaffondati presenti nel porto di Catania, un intervento di riqualificazione nella direzione di una maggiore sicurezza della navigazione e del recupero ambientale dello scalo etneo. Ad oggi, sono già stati rimossi 14 dei 48 relitti censiti, perlopiù costituiti da piccole imbarcazioni da pesca in vetroresina e legno, ma anche da motovedette, pescherecci, barche a vela e natanti da diporto, ormai da anni abbandonati nei fondali portuali. L’operazione, annunciata lo scorso maggio, prevede l’impiego di una gru montata su pontone per i relitti situati a distanza dalle banchine o in aree caratterizzate da spazi operativi insufficienti. Nei casi in cui i relitti risultino più prossimi alla riva, invece, l’attività viene supportata da gru terrestri. Le procedure sono complesse e coinvolgono un articolato apparato tecnico-logistico: squadre di sommozzatori si occupano dell’ispezione subacquea, della preparazione e dell’imbracatura dei pezzi, mentre unità di supporto coordinano le operazioni in superficie.
Parallelamente, è previsto un attento presidio ambientale che comprende il monitoraggio costante della qualità delle acque, il contenimento e la rimozione di eventuali materiali dispersi durante le fasi di sollevamento, la bonifica dei fondali adiacenti e il successivo smaltimento dei relitti recuperati in impianti autorizzati.
«Questo intervento – ha spiegato il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, Francesco Di Sarcina – è il frutto di una pianificazione iniziata con approfondite indagini preliminari condotte mediante strumentazione elettroacustica per la mappatura del fondale. Il progetto si inserisce in un percorso più ampio di riqualificazione ambientale e funzionale del porto di Catania e, a breve, interesserà anche il porto di Augusta, dove sono stati censiti una decina di relitti».Proprio ad Augusta, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) sta ultimando la verifica del piano di monitoraggio ambientale relativo alla rada: entro fine mese è previsto un incontro operativo tra Ministero, progettisti e Autorità Portuale per definire le modalità di intervento e programmare la rimozione delle imbarcazioni.
«Eliminare questi relitti – ha aggiunto Di Sarcina – non significa soltanto restituire spazi e funzionalità ai porti, ma soprattutto salvaguardare gli ecosistemi marini e garantire la sicurezza della navigazione».
Sul piano tecnico e normativo, l’intera attività è sottoposta a un rigoroso controllo da parte dell’ARPA, che presidia ogni fase delle operazioni per verificare la corretta applicazione delle procedure di sicurezza, la conformità alle autorizzazioni rilasciate e la tracciabilità delle successive fasi di trasporto, demolizione e recupero dei materiali in siti specializzati, esterni all’area portuale. L’appalto per lo scalo catanese è stato affidato al raggruppamento temporaneo di imprese COMAP e SEAP, aggiudicatarie della gara, a conferma della complessità e della rilevanza strategica di un intervento che unisce competenze tecniche, tutela ambientale e visione di lungo periodo per la modernizzazione delle infrastrutture marittime siciliane.