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Emergenza Mar Rosso: Cesare d’Amico illustra le conseguenze della guerra

 


 

13 gennaio 2024 - Il Vice Presidente di Confitarma, Cesare d’Amico, è intervenuto lo scorso 10 gennaio in diretta alla puntata della trasmissione Morning call de Il Sole 24 Ore dedicata all’Emergenza Houthi sul Mar Rosso.

Nel corso del suo intervento, d’Amico ha ricordato come il fenomeno della pirateria marittima sia centrale nelle attività di Confitarma, anche grazie al lavoro svolto dal Gruppo di Lavoro Cyber/Maritime Security da lui presieduto.

“Nel 2007 il primo attacco da parte dei pirati somali è stato effettuato a una nostra nave, la Cielo di Parigi, per fortuna non abbordata. Da lì in poi abbiamo seguito tutta l’evoluzione del fenomeno e, grazie al grande contributo della Marina Militare e dei Governi italiani, siamo riusciti a incrementare la sicurezza a bordo in varie aree del mondo”, ha sottolineato d’Amico.

“Oggi la situazione è purtroppo diventata più complessa”, ha aggiunto d’Amico, ripercorrendo sinteticamente la storia della pirateria marittima e gli effetti sui traffici globali.

“Nel 2007 il pericolo era rappresentato dai barchini di pirati che cercavano di attaccare le navi a 90-120 miglia dalla costa. Allora abbiamo dovuto allargare la rotta, deviarla, pur se non con grande impatto. Poi abbiamo assistito anche a navi che sono state attaccate in pieno Oceano Indiano con barchini portati da falsi pescherecci”.

“Con l’Operazione Atalanta e la possibilità di imbarcare personale armato a bordo, siamo riusciti a limitare, e praticamente azzerare, attacchi e sequestri delle navi, ma abbiamo mantenuto alta l’attenzione, tant’è che le navi mercantili, tra cui quelle del Gruppo d’Amico per esempio, continuano sempre a transitare con protezione a bordo, quando le navi passano nel Mar Rosso e procedono nell’Oceano Indiano”.

“Ora, con questa situazione, molte navi militari si sono spostate per presidiare il Mar Rosso, attualmente indicato come zona più pericolosa, ma gli attacchi più recenti di pirateria stanno avvenendo nell’Oceano Indiano oppure nel Golfo di Guinea, dove le navi devono stare in sosta, aspettare diversi giorni, a volte settimane prima di andare a scaricare”.

La problematica, quindi, non riguarda solo il Mar Rosso e si sta allargando.

“Speriamo che si riesca a trovare una soluzione, innanzitutto diplomatica, che possa dare più certezza ai traffici in transito di questa area, fermo restando che il Canale di Suez è assolutamente vitale”, ha ribadito d’Amico, sottolineando che laddove non c’è la circumnavigazione, l’aumento dei costi è essenzialmente concentrato sugli aspetti assicurativi che continuano a variare all’evolversi della situazione, come non c’è stato nel 2021 con l’episodio dell’incaglio dell’Ever Given, quando l’aumento dei prezzi era di carattere speculativo.

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