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Tefin, internazionalizzazione vincente. Intervista a Luigi Minieri


Professionalità, duttilità e internazionalizzazione. Parole d’ordine per Luigi Minieri, alla guida della società consortile Tefin, tra le realtà più dinamiche a livello continentale nel settore dell’impiantistica
elettrica ed elettronica a servizio di tutti i tipi di unità (traghetti, navi e megayacht); con una vocazione a pensare globalmente confermata anche all’ultima edizione di SMM, l’appuntamento fieristico dell’industria marittima che, nella prima settimana di settembre, ha riunito ad Amburgo oltre 2.100 protagonisti del settore provenienti da 67 Paesi.
 “Per noi – spiega Minieri – era la seconda partecipazione: un’esperienza senza dubbio interessante e proficua che ci ha permesso, con uno stand dedicato, di presentare la nostra offerta e di confrontarci con i principali player del comparto”.
 In che condizioni Tefin si è presentata all’appuntamento tedesco? 
 Il periodo più difficile della crisi è stato superato facendo leva soprattutto sull’organizzazione e la strutturazione dell’azienda. Abbiamo registrato solo una lieve flessione dei risultati e possiamo contare su un portafoglio di ordini che ci impegnerà fino al 2015. In questo contesto, la carta vincente è risultata senz’altro l’alto grado di professionalizzazione dei servizi offerti. Uno degli elementi su cui abbiamo puntato, fin da subito, è stato l’aggiornamento continuo dei nostri tecnici. Sia con la partecipazione a corsi di upgrade sia con la formazione interna del nostro Training Center.
 È difficile trovare personale specializzato? 
 Ci confrontiamo con la difficoltà della scuola italiana a interfacciarsi con le esigenze del mondo del lavoro. In genere, non riscontriamo le conoscenze tecniche adeguate. Così puntiamo alla “forma mentis”, al grado di volontà e di iniziativa del singolo per poi occuparci direttamente noi della formazione. Poi ci sono le eccezioni. Recentemente abbiamo assunto quattro ragazzi usciti dall’Istituto Nautico. Avevano già un buon bagaglio di conoscenze grazie agli stage frequentati presso alcune aziende. Da questo punto di vista anche noi abbiamo deciso di fare la nostra parte imboccando la strada della collaborazione con gli istituti di formazione. Ma la carenza maggiore riguarda la conoscenza delle lingue, uno strumento imprescindibile in un mondo sempre più integrato.
 Giovanni Grande 
(leggi l’intervista completa su PORTO&diporto settembre 2014)

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