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Centro Studi di Confitarma: Stretto di Hormuz crocevia strategico

Centro Studi di Confitarma: Stretto di Hormuz crocevia strategico

1 luglio 2025 - Il Centro Studi di Confitarma ha fotografato con chiarezza quanto lo Stretto di Hormuz rappresenti un punto nevralgico per l’Italia.

“Non si tratta solo di una rotta marittima, è un crocevia strategico da cui transita il 100% delle nostre importazioni energetiche da tutti i Paesi del Golfo Persico che non hanno altra via di commercio se non attraverso lo Stretto di Hormuz” – così il Direttore Generale di Confitarma Luca Sisto.

Nel 2024, l’interscambio complessivo con questi ultimi ha superato i 22 miliardi di euro, con 13 miliardi di export e 9 miliardi di import, confermandone, almeno per l'export che registra un +14% sul 2023, il peso crescente nelle relazioni economiche dell'Italia con i Paesi Extra-Ue.

Appare evidente come eventuali rallentamenti o addirittura chiusure dello Stretto di Hormuz avrebbe effetti immediati importanti sulla logistica, sull’approvvigionamento energetico e sulla stabilità delle nostre relazioni commerciali con partner che non dispongono di alternative.

Per questo Confitarma è impegnata a tutti i livelli nel sostenere e stimolare le azioni per il rafforzamento della resilienza marittima e diplomatica del nostro Paese. Ciò non rappresenta più un’opzione, ma una necessità.

Lo stretto di Hormuz è un passaggio cruciale non solo per l’Italia.

Come è noto attraverso l’area transita circa l'11% di tutti i volumi commerciali marittimi globali. Questo include: il 34% delle esportazioni di petrolio via mare, il 30% delle esportazioni di GPL, il 20% del commercio di GNL, il 18% del commercio di prodotti chimici, il 7% del commercio di automobili, 3% del commercio globale di container, il 2% del commercio di rinfuse solide.

“I transiti giornalieri delle navi attraverso lo Stretto di Hormuz” – ha sottolineato il Direttore Generale di Confitarma Luca Sisto - “hanno registrato una media di 144 al giorno nel 2025, il 37% dei quali erano di petroliere, il 17% di portacontainer, il 13% di navi portarinfuse”.

Con specifico riferimento ai traffici di prodotti energetici, la flotta mercantile controllata dall’industria armatoriale italiana, potenzialmente interessata ai traffici che vengono effettuati nell’area, ammonta a circa 80 unità (Chemical/Products Tanker e Crude Oil Tanker) per circa 4,3 milioni di tonnellate (Dwt - portata lorda) rinfuse.

 

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