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Cluster marittimo e sviluppo in Italia
Paolo d’Amico, presidente della Federazione del Mare durante la Presentazione del V Rapporto sull’Economia del mare ha affermato: “Questo è il V Rapporto sull’economia del mare che la Federazione del sistema marittimo italiano realizza assieme alla fondazione Censis, una volta di più scelta per assicurare autorevolezza e continuità allo studio.
Questa edizione vede il concorso della Direzione generale per la Vigilanza sui porti ed il trasporto marittimo del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, concorso che conferma il carattere di punto di riferimento del Rapporto. Era vent’anni fa, quando uscì il primo di questi rapporti, frutto di una nuova iniziativa quale era la Federazione, che univa le principali componenti private dell’economia marittima italiana per definirne la dimensione in termini di valore della produzione e di occupazione. Si trattava di uno dei primi esperimenti in Europa di dare voce unitaria a quello che oggi tutti chiamano cluster marittimo, oggetto ormai di specifiche politiche dell’Unione.
Da allora, molte cose sono cambiate - ha spiegato ancora Paolo d’Amico - nel Rapporto sono state considerate anche le attività marittime istituzionali (Marina Militare, Guardia costiera, Autorità portuali, istituti di previdenza e assistenza), che completano un quadro realistico del nostro cluster. E’ cambiata la dimensione della produzione e dell’occupazione delle attività marittime: da una produzione pari a 21 miliardi di euro si è passati a quasi 33 miliardi; l’occupazione è passata da 120mila addetti diretti e 190mila indiretti a rispettivamente 170mila e 300mila.
E’ una crescita del settore del 55%, pur rallentata dalla lunga crisi finanziaria ed economica, che ha ovviamente toccato pesantemente attività molto integrate nel commercio mondiale. Come risulta dal Rapporto – ha concluso d’Amico - attualmente il cluster marittimo italiano, tra le sue componenti industriali, manifatturiere o terziarie, e quelle istituzionali, produce in un anno quasi 33 miliardi di euro, pari al 2% del Prodotto interno lordo nazionale, e dà lavoro a circa 500mila addetti, tra diretti e indiretti.
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