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Le Autostrade del Mare sono una componente imprescindibile dei Corridoi europei 

Sono passati pochi mesi da quando la Commissione Trasporti del Parlamento europeo ha approvato la relazione sullo sviluppo della rete transeuropea, che punta fra l’altro al rafforzamento dei porti marittimi della UE. Il testo rivela alcuni aspetti innovativi per quanto riguarda i porti marittimi, finalmente considerati punti di accesso fondamentali, e quel che più conta, multimodali.

Viene confermata l’importanza delle “Autostrade del Mare” come collegamenti logistici intermodali basati sul mare, considerate una componente cruciale della TEN-T, e si chiede che venga ulteriormente aggiornato il progetto iniziale che risale al 2004. Si prevede che entro il primo dicembre 2013 la Commissione presenti un nuovo progetto, aggiornato e dettagliato, basandosi, come recita il testo, sulle esperienze acquisite tenendo conto dell'attuale sviluppo dei trasporti marittimi nell'Unione nonché sulle previsioni di traffico. Contemporaneamente si prevede la definizione di uno studio sull’impatto che avrà lo sviluppo delle autostrade del mare, indicandone costi e benefici, ma soprattutto l’impatto ambientale.


La definizione di “Autostrade del mare” compare per la prima volta nel libro bianco dei Trasporti nel 2001: la Commissione europea proponeva lo sviluppo di tratte marittime come vera alternativa competitiva al trasporto terrestre. Il concetto di “Autostrade del Mare”, ricorre negli anni successivi e viene ripreso, definito come rete essenziale, nel Libro Bianco su uno spazio unico europeo dei trasporti,  nel marzo  2011. Il valore aggiunto di tale modo innovativo di concepire i collegamenti consistevanella vision di una catena di trasporti integrata. Le Autostrade del Mare rappresentano, infatti, un volano per lo sviluppo delle risorse europee del trasporto marittimo, ma anche per quelle del sistema ferroviario e della navigazione interna. L'Europa ha individuato una “rete essenziale” articolata su corridoi in grado di sostenere – in modo efficiente e poco inquinante – volumi elevati e consolidati di traffico merci e passeggeri. Una rete che preveda l’utilizzo esteso di modi di trasporto più efficienti in combinazioni multimodali nonché l'applicazione capillare di tecnologie avanzate e di infrastrutture per la fornitura di combustibili puliti.

Sono quattro i corridoi interessati dalla presentazione di progetti a livello europeo che comprendono, come componente essenziale, la tratta marittima:, Autostrada del Mar Baltico (che collega gli Stati membri del Mar Baltico con gli Stati membri dell'Europa centrale e occidentale compresa la rotta attraverso il canale del Mare del Nord/Mar Baltico);Autostrada del Mare dell'Europa dell'Ovest (che collega il Portogallo e la Spagna attraverso l'Arco Atlantico, al Mare del Nord e al Mare d'Irlanda);Autostrada del Mare dell'Europa del Sud-Est (che collega il mare Adriatico al Mar Ionio e il Mediterraneo orientale, tra cui Cipro); Autostrada del Mare dell'Europa del Sud-Ovest (che collega Spagna, Francia, Italia e Malta nel Mediterraneo occidentale, si raccorda con l'Autostrada del Mare dell'Europa del Sud-Est e con collegamenti con il Mar Nero).

Le Reti Transeuropee


sono un elemento fondamentale della strategia UE2020. Il loro sviluppo contribuisce al conseguimento di importanti obiettivi dell'Unione, come il buon funzionamento del mercato interno e il rafforzamento della coesione economica e sociale, e perseguono anche l'obiettivo specifico di consentire la mobilità sostenibile, sicura e senza ostacoli delle persone e delle merci e di permettere l'accessibilità a tutte le regioni dell'Unione, anche quelle più periferiche, insulari e ultraperiferiche, come perseguito anche dalla politica marittima integrata.

L’obiettivo è quello di raggiungere entro il 2050 un rete globale di alta qualità. Quella centrale dovrà essere individuata e realizzata a titolo prioritario, all'interno del quadro fornito dalla rete globale, entro il 2030. Sarà la spina dorsale dello sviluppo della rete di trasporti multimodale e permetterà alla UE di concentrare la sua azione sulle componenti della rete transeuropea dei trasporti con il più alto valore aggiunto europeo, in particolare le tratte transfrontaliere, i collegamenti mancanti, i punti di connessione multimodali e le principali strozzature, perseguendo l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra dovute ai trasporti del 60% rispetto ai valori del 1990 entro il 2050.
In questo contesto sono fondamentali i

sistemi di trasporto intelligenti (STI)


quei sistemi che utilizzano le tecnologie dell'informazione, della comunicazione, della navigazione e del posizionamento e/o localizzazione al fine di gestire efficacemente la mobilità e il traffico sulla rete transeuropea dei trasporti e fornire servizi di valore aggiunto a cittadini e operatori, tra cui un uso della rete sicuro, ecologico ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Quale tipo di trasporto contiene già in sé, per sua natura, queste caratteristiche se non quello via mare? Diminuzione dei consumi con conseguente risparmio energetico, incidentalità azzerata e quindi maggiore sicurezza anche per i cittadini, minore impatto ambientale e costi complessivi ridotti, anche rispetto alle risorse umane, in confronto al viaggio su gomma.

La rete transeuropea dei trasporti punta all'efficienza, mediante la rimozione delle strozzature e la realizzazione di collegamenti mancanti, sia all'interno delle infrastrutture di trasporto che nei punti di collegamentotra di esse, come pure all'interno dei territori degli Stati membri e ai punti di attraversamento della frontiera tra di essi. Punta anche alle connessioni senza interruzioni tra le infrastrutture di trasporto per il traffico di lungo raggio da un lato e il traffico regionale e locale dall'altro, sia per il traffico passeggeri che per quello merci. Prevede anche il potenziamento dell'interconnessione e l'interoperabilità delle reti di trasporto nazionali, la promozione di trasporti efficienti sotto il profilo economico, interoperabili e di alta qualità, che contribuiscano all'ulteriore crescita e competitività economica. Infine punta all’efficienza grazie all'integrazione e l'interconnessione ottimali di tutti i modi di trasporto. Il punto è quindi quello di coniugare, o meglio connettere, in maniera efficiente il trasporto marittimo a quello terrestre, evitando strozzature, tempi morti, ritardi, come se i porti fossero caselli autostradali.

Una corretta programmazione dei trasporti, potenziando quelli via mare, porterà maggiori benefici per tutti gli utenti, aziende, cittadini e lavoratori dei trasporti, soddisfacendo le esigenze di trasporto e mobilità dei suoi utenti all'interno dell'Unione e nelle relazioni con i paesi terzi che, non dimentichiamo, nel Mediterraneo sono i nostri coinquilini. Ma non solo. Favorirà la coesione, mediante il contributo all'accessibilità e alla connettività di tutte le regioni dell'Unione, comprese le regioni ultra periferiche, insulari, periferiche e montane, promuovendo così la coesione sociale, economica e territoriale e sostenendo una crescita inclusiva.

A questo punto, se esistono indicazioni precise anche per quanto riguarda le Autostrade del Mare, si tratta di reperire le risorse necessarie per favorirle. Nell’ottobre 2011 la Commissione ha previsto strumenti di finanziamento per progetti dedicati alle Autostrade del Mare cioè ai collegamenti marittimi tra porti marittimi della rete globale; agli impianti portuali, tecnologie di informazione e comunicazione (ICT) come sistemi elettronici di gestione della logistica, procedure doganali, amministrative e di sicurezza, in almeno uno Stato membro; alle infrastrutture per l'accesso diretto alla terra e al mare. I progetti relativi a questi tre ambiti devono soddisfare, in particolare, tre condizioni: promuovere le autostrade del mare, compresa la navigazione su rotte brevi; l'interconnessione dei porti marittimi con le vie navigabili interne; l'attuazione del sistema VTMIS e dei servizi eMaritime. Fra gli armatori italiani quello che per primo ha intuito l’importanza delle Autostrade del Mare, è stato il Gruppo Grimaldi di Napoli, grazie anche all’impostazione europeista e internazionale del suo business.

Non solo armatori i Grimaldi, in verità, ma operatori logistici a tutto campo, gestendo con le società del gruppo, diversi anelli della catena del trasporto, dalle attività di terminal a quelle logistiche. Recentemente Grimaldi ha ottenuto la concessione per quindici anni, rinnovabili per altri sette, del nuovo terminal Muelle Costa nel porto di Barcellona. Proprio Barcellona fu la destinazione della prima Autostrada del Mare realizzata dal gruppo nel 2004. L’obiettivo è quello di migliorare ulteriormente la vasta rete di autostrade del mare, rafforzando il ruolo di Barcellona come scalo strategico per i servizi dedicati ai passeggeri e alle merci.

Il Grimaldi Terminal Barcellona, questo il nome, occuperà un edificio di tre piani per un totale di 3.750 metri quadrati, un piazzale pavimentato e una passerella con tre finger per l’accesso dei passeggeri ai traghetti direttamente dal terminal. Il terminal potrà ospitare contemporaneamente 1.800 passeggeri all’imbarco e 1.800 allo sbarco, 1.000 metri quadrati di uffici, circa 350 metri quadrati di spazi commerciali, un ristorante e una sala conferenze. Attualmente il Gruppo Grimaldi collega ogni giorno Barcellona con Civitavecchia con l’impiego dei cruise-ferry Cruise Roma e Cruise Barcellona. Nel periodo estivo il servizio viene esteso anche a Porto Torres.

Il Gruppo offre inoltre un collegamento settimanale per passeggeri e merci per i porti di Livorno e di Tangeri nonché un collegamento trisettimanale per sole merci per i porti di Livorno e Savona. Sul versante adriatico Grimaldi ha invece lanciato alla fine dello scorso anno il trasporto di rotabili tra i porti di Ravenna, Brindisi e Catania con due navi di ultima generazione “Eurocargo Catania” e “Eurocargo Brindisi”, le navi più performanti impiegate nel Mediterraneo, perché combinano bassi consumi di carburante con elevata capacità di carico. Con frequenza trisettimanale questa autostrada del mare rappresenta una novità assoluta, introducendo il primo collegamento diretto tra la Sicilia e la Puglia, oltre che tra l’Alto ed il Basso Adriatico. Attraverso Catania e Brindisi, inoltre, i trasportatori potranno usufruire in trasbordo degli altri servizi regolari del Gruppo Grimaldi verso la Grecia, i Balcani, Malta e la Libia. Infatti il Gruppo partenopeo offre partenze giornaliere da Brindisi per Igoumenitsa e Patrasso nonché partenze quattro volte alla settimana da Catania per Malta e settimanali per Tripoli e Al Khoms in Libia.

Grazie alla rete di servizi Short Sea di Grimaldi Lines operati da 18 navi nelle direzioni Est-Ovest e Nord-Sud, ogni settimana migliaia di camion e trailer, che in precedenza utilizzavano la rete autostradale, hanno scelto le linee  marittime contribuendo alla riduzione di traffico e di inquinamento atmosferico in Europa. Oltre ai servizi dall’Italia, incluso Sicilia e Sardegna, verso Spagna, Tunisia, Libia, Marocco, Malta e Grecia Grimaldi serve anche l’area dei Balcani per i carichi verso la Penisola Iberica, attraverso la combinazione dei collegamenti di Grimaldi Lines e Minoan Lines. I camion hanno la possibilità, infatti, di imbarcarsi sulle navi Minoan da Igoumenitsa e Patrasso, sbarcare ad Ancona, raggiungere via strada Livorno o Civitavecchia per poi imbarcarsi verso Barcellona, e viceversa. Tale concetto di trasporto, definito Long-Bridge, rappresenta un notevole contributo generato dal Gruppo Grimaldi per lo sviluppo di corridoi alternativi all'interno dell'UE. Anche il Gruppo Grimaldi, come altri operatori del settore, si è trovato a dover affrontare un aumento dei costi di gestione, a partire da quello del bunker, a fronte di una attività che stenta a crescere. Ma non solo.

E’ venuto meno l’ecobonus, l’unico incentivo messo in campo da un paese europeo, l’Italia, per trasferire la merce dalla strada al mare. Dopo una valutazione positiva del provvedimento, con la promessa di applicarlo a tutti i Paesi comunitari come esempio di buone pratiche, la Commissione europea ha avviato un’indagine che ha bloccato anche l’erogazione dei contributi che erano stati assegnati per i periodi 2010 e 2011. Dal canto suo il governo italiano ha stanziato recentemente 400 milioni di euro per sostenere l’autotrasporto, come qualcuno lo ha definito “ il grande malato di una catena logistica tra le più inefficienti d’Europa”. Nemmeno un euro come incentivo per spostare le merci dalla terra al mare. Come se le Autostrade del Mare fossero d’interesse solo per gli armatori. Sono 130 i milioni che vengono erogati per i pedaggi autostradali. 90 per ridurre i costi Inail, 20 per le assicurazioni, 15 per la formazione. Niente per ridurre l’inquinamento o gli incidenti stradali, oltre alla qualità della vita degli italiani e in particolare degli autotrasportatori, spostando le merci sul mare.
 “Ogni sforzo è necessario – denuncia Cinzia Franchini, Presidente CnaFita - per scongiurare il rischio di un blocco definitivo dei fondi da parte dell’Europa. 30 milioni di euro previsti per il 2010 e per cui gli autotrasportatori hanno già presentato tutti igiustificativi di spesa, sono bloccati”. 
Così mentre l’Europa sta valutando se considerare l’ecobonus “aiuti di Stato”, i camion continuano ad intasare ed inquinare le strade del Bel Paese.
Sabrina Bertini

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