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Confindustria-SRM, rischio di frenata al Sud

28 dicembre 2018 - L’economia meridionale tiene un passo moderato, ma sempre più lento rispetto a quello seguito negli ultimi due anni, spinto dagli investimenti delle imprese, in particolare di quelle manifatturiere, e da una discreta performance sui mercati esteri.

La fiducia resta abbastanza positiva, così come discrete restano le attese delle imprese industriali riferite a produzione e ordini. Ma i risultati meno lusinghieri delle micro imprese, tuttora prevalenti al Sud, il rallentamento dell’occupazione e del credito bancario, la situazione congiunturale complessiva del Paese e, soprattutto, una crescente debolezza dell’attore pubblico nel sostenere, con gli investimenti, la crescita economica dipingono una immagine del Mezzogiorno in cui gli elementi di preoccupazione iniziano a farsi più evidenti, e con essi a divenire più concreta la prospettiva di un rallentamento del ritmo di crescita.

Questo, in sintesi, il profilo delineato dal Check-Up Mezzogiorno, tradizionale pubblicazione curata da Confindustria e SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo) che per l’edizione di dicembre 2018 si concentra sull’approfondimento congiunturale dell’economia meridionale. Secondo le stime preliminari, anche nell’anno che si sta per chiudere tutti e cinque gli indicatori (PIL, imprese, occupati, export, investimenti) che compongono l’Indice Sintetico dell’Economia meridionale, elaborato da Confindustria e SRM, sono positivi. Rispetto al 2017, rallenta però il ritmo con cui i valori del 2007 si stanno recuperando.

Con l’andamento lento dell’ultimo anno, infatti, saranno necessari ancora 4 anni per tornare al valore di partenza dell’indice. I principali segnali positivi continuano a provenire dalle imprese, che hanno superato il milione e 700mila, con un saldo positivo di 7mila unità, valore tanto più significativo se confrontato con il calo di 3mila unità registrato, nello stesso periodo, nel Centro-Nord. Positivo in particolare, il dato riferito alle imprese di capitali, il cui saldo migliora di ben 20mila unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+6,5%).

Tuttavia, quello meridionale rimane un tessuto produttivo caratterizzato in prevalenza da micro imprese. Soprattutto, è apprezzabile la vitalità delle imprese meridionali dell’industria in senso stretto: il valore aggiunto industriale sale, nel 2017, del 4,1% al Sud (contro un +1,1% del Centro-Nord), con risultati particolarmente significativi nella manifattura vera e propria, che cresce al Sud del 5,8% (a fronte del +1,6% nel Centro-Nord).

Il contributo maggiore a questa spinta significativa viene dagli investimenti, che crescono al Sud soprattutto nell’industria (+3% nel 2016, +7,7% nel 2017, con una stima di +14,9% nel 2018), compensando la contemporanea fermata che si registra nei servizi (i cui investimenti, per il 2018, sono addirittura stimati in leggero calo, -0,4%).

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