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Il lavoro 4.0 richiede forti competenze e apertura mentale


8 agosto 2018 - Mettere da parte la paura e gli steccati: la rivoluzione digitale è un’opportunità che bisogna cogliere e che creerà molti nuovi posti di lavoro, ben più di quanti si perderanno. Lo dimostra il fatto che già oggi il settore digitale in Italia occupa 600mila persone e sviluppa un Pil di 80 miliardi di euro (superiore a quello di tutto il comporto automotive nazionale). E, per quanto sia oggi difficile ipotizzare le nuove professioni che si creeranno nei prossimi anni, una cosa è certa: accanto ad una crescente preparazione tecnica, vi è già a necessità di una profonda preparazione umanistica e una forte attenzione all’etica del lavoro.

Il primo incontro di Economia sotto l’Ombrellone - svoltosi lunedì 6 agosto al Beach Aurora di Lignano Pineta a Lignano Sabbiadoro (UD) - ha dato delle indicazioni chiare sul futuro del mercato occupazionale.
 «La storia dimostra - ha sostenuto Marco Giacomini, amministratore delegato di Real Comm - che il progresso tecnologico sul medio lungo periodo non ha mai fatto perdere posti di lavoro, ma li ha, invece, sempre fatti crescere. Ci sono periodi di adattamento durante i quali determinate tipologie di lavoro diventano obsolete con persone costrette a ripensare il proprio lavoro, ma alla lunga il numero di persone occupate finirà per crescere. Serviranno professionisti preparati dal punto di vista tecnico scientifico, ma anche persone con forte preparazione umanistica perché avremo bisogno di chi produce “le scatole”, ma anche di chi riempie quelle “scatole” di contenuti. Se dovessi suggerire ai ragazzi cosa studiare, suggerirei di studiare molto bene con impegno la materia che hanno scelto, ma studiare anche cose che con quella materia non c’entrano niente, perché oggi servono persone eclettiche con competenze trasversali: ingegneri che studiano filosofia, medici che studiano musica, biologi appassionati di letteratura».
 «I mestieri che via via spariranno - ha aggiunto Alberto Miotti, fondatore di Servizi 4.0 – saranno quelli più pericolosi e a minor valore aggiunto perché quei lavori potranno essere fatti meglio e con meno rischi da macchine e robot. Saranno, invece, sempre più importanti i lavori dove bisogna applicare l’intelligenza umana per sviluppare e guidare le intelligenze artificiali e imparare a interagire con esse. Serviranno, quindi, competenze che sommino una notevole preparazione tecnologica, a una significativa preparazione economica e a profonde competenze umanistiche, unendo hard skills e soft skills».

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