6 novembre 2025. A meno di un anno dalla scadenza del Pnrr, l’85% dei fondi (164,8 miliardi di euro) destinati all’Italia risulta assegnato, ma solo il 30,1% (58,6 miliardi) è stato effettivamente speso. Restano oltre 135 miliardi da erogare entro agosto 2026, un traguardo che richiede un ritmo di spesa quasi triplo rispetto al 2024. Lo evidenzia il nuovo studio di ReportAziende.it, basato sui dati della Corte dei Conti aggiornati al 30 settembre 2024 e proiettati sull’orizzonte 2025–2026.
Nord, Centro e Sud: troppe differenze
“Oltre il 60% dei fondi del Pnrr destinati alle imprese è concentrato nelle regioni del Nord, circa il 25% al Centro e solo il 15% nel Mezzogiorno – dicono da ReportAziende – Il Pnrr doveva essere un motore di coesione, ma in realtà il paese è ancora diviso. Il problema non è la mancanza di fondi, ma la difficoltà nel trasformarli in progetti concreti: e spesso si tratta di una mancanza di capacità amministrativa: mancano tecnici, assistenza e strumenti digitali adeguati”.
“L’ eccezione positiva – spiegano da ReportAziende – arriva dalla formazione del personale: nel credito di imposta Formazione 4.0, l’incentivo fiscale dedicato alle aziende che investono nella formazione dei propri dipendenti, le regioni meridionali guidano con il 46% delle imprese utilizzatrici. Quando le misure sono più accessibili, la risposta del territorio è immediata”.
Risorse concentrate, Pmi ai margini.
“È evidente una forte concentrazione delle risorse – spiegano da ReportAziende – Le prime 100 aziende beneficiarie gestiscono circa 44 miliardi di euro e circa il 70% dei principali beneficiari sono enti pubblici o società partecipate. Secondo i dati della Corte dei Conti Europea, solo il 30,7% dei fondi europei risulta effettivamente accessibile o utilizzato dalle piccole e medie imprese italiane, mentre il restante 69,3% non le raggiunge a causa di complessità burocratiche, carenze nella fase di compilazione delle domande, errori di rendicontazione e scarsa informazione”.



.gif)











.jpg)



