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Position Paper di Confindustria sull'Economia del Mare presentato da Zanetti

Position Paper di Confindustria sull'Economia del Mare presentato da Zanetti

16 luglio 2025 - Nell’attuale contesto geopolitico ed economico, l’Economia del Mare si conferma come asse portante della resilienza e della competitività del sistema Paese. Con un impatto di oltre 178 miliardi di euro sul PIL e più di un milione di occupati, il cluster marittimo-logistico italiano si articola su un asse portante di infrastrutture portuali, vettori navali e capitale umano qualificato. Tuttavia, la transizione energetica, la digitalizzazione e la riforma della governance portuale costituiscono sfide imprescindibili per mantenere l’Italia hub strategico nel Mediterraneo allargato.

Il Position Paper di Confindustria, presentato da Mario Zanetti (Delegato Economia del Mare di Confindustruia e Presidente di Confitarma) durante l'evento "Economia del Mare: il motore blu della competitività italiana", individua tre direttrici prioritarie. La prima concerne le infrastrutture portuali, da ripensare come poli logistici multimodali e hub energetici, capaci di ospitare nuovi vettori green quali GNL, idrogeno e biocarburanti. La rigenerazione dei porti passa per l’adeguamento dei fondali, la razionalizzazione delle concessioni e un piano organico per dragaggi e intermodalità ferro-mare. Decisivo è l’utilizzo mirato delle risorse PNRR e la semplificazione procedurale per favorire investimenti privati e attrarre operatori globali nelle Zone Economiche Speciali.

Parallelamente, il rafforzamento della governance portuale richiede una regia centrale solida, un assetto normativo uniforme e la partecipazione effettiva degli stakeholder locali attraverso comitati di gestione configurati come vere conferenze di servizi. Un modello pubblico-privato evoluto, capace di superare inefficienze e frammentazioni, è la condizione per valorizzare l’intero potenziale produttivo e logistico delle Autorità di Sistema Portuale.

Sul fronte vettori e flotte, la cantieristica navale e l’armamento italiano devono affrontare una doppia transizione: decarbonizzazione ed innovazione tecnologica. Pur essendo già tra i comparti di trasporto più eco-compatibili, il naviglio nazionale necessita di incentivi adeguati per rinnovare unità e infrastrutture bunkeraggio. In quest’ottica, si auspica l’impiego delle risorse generate dall’ETS e un fondo dedicato per la transizione green del naviglio. L’armonizzazione tra regolazioni europee e standard IMO resta imprescindibile per evitare distorsioni di mercato che penalizzino la competitività della bandiera italiana.

Anche il diporto nautico, comparto di punta del made in Italy, sconta una perdita di attrattività dovuta a costi elevati, eccessiva burocrazia e normative non ancora adeguate alle propulsioni ibride e ai carburanti alternativi. Serve un quadro regolatorio agile per rilanciare i registri nazionali, valorizzare il passenger yacht code e preservare la leadership globale della cantieristica di lusso.

Infine, il capitale umano rappresenta la spina dorsale dell’Economia del Mare. L’allineamento dei percorsi formativi ITS e universitari alle esigenze di una logistica 5.0 e di un’industria marittima decarbonizzata è condizione essenziale per colmare il mismatch occupazionale. Si rendono necessari incentivi mirati all’assunzione di giovani specializzati e al turnover generazionale, con particolare attenzione alle professioni usuranti in ambito portuale.

Il sistema marittimo-portuale italiano, nella visione condivisa da Confindustria, deve tradursi in una filiera integrata, competitiva e sostenibile, capace di sfruttare appieno il proprio potenziale strategico. Il mare, inteso non solo come via di scambio ma come piattaforma di sviluppo, resta il motore blu per garantire prosperità, sicurezza e centralità geopolitica all’Italia nel Mediterraneo allargato.

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