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La lenta ripartenza del Mezzogiorno

Nella foto Lina Lucci - 
La ripresa economica comincia a farsi sentire anche nel Mezzogiorno, ma con affanno. Nei primi tre mesi dell’anno nel Mezzogiorno la forza lavoro diminuisce dello 0,4% rispetto al primo trimestre 2014, sale di poco il numero degli occupati (+0,8% rispetto all’ultimo anno), mentre il tasso di disoccupazione scende del 6%. Il dato, lo rileva Srm (il Centro studi napoletano legato a Intesa Sanpaolo) nel suo ultimo Bollettino sull’economia delle regioni meridionali.

Qualche flebile segnale di ripresa viene da Garanzia Giovani che, dall’entrata in vigore del provvedimento, registra soprattutto in Campania circa 30mila nuovi ingressi nel ciclo produttivo, di cui 20mila addetti nei profili più alti. Non è male per una regione che, secondo un’indagine della Cgia di Mestre, dal 2007 al primo trimestre 2015, ha perso 129mila unità lavorative. Peggio registra solo la Sicilia che ne ha persi 168mila.
 “Quando Renzi dice che c’è un Mezzogiorno che funziona dimostra non solo di non conoscere bene quest’area del Paese, ma di non aver capito quanto il Sud sia decisivo per lo sviluppo dell’Italia”, commenta il presidente dello Svimez, Andrea Giannola. “Certo, delle cose che funzionano ci sono: un gran numero di imprese esportano, l’agroindustria tira e va bene anche l’automotive ed in Puglia l’aerospazio. Ma il quadro generale delle regioni del Mezzogiorno è deprimente e la produttività è in progressiva contrazione”. 
In merito poi ai provvedimenti per l’occupazione varati dal governo, l’economista dello Svimez sottolinea che, “sono la prova che i posti di lavoro non si creano intervenendo soltanto sul mercato del lavoro, ma con investimenti pubblici e una politica attiva e strategica di sviluppo, senza la quale non ci sarà alcuna crescita. Né in Italia, tanto meno al Sud”. 
La via d’uscita c’è: basterebbe intervenire con la rigenerazione urbana del territorio, con i retroporti e puntando sulle energie rinnovabili di cui il Mezzogiorno è ricco. Senza interventi strutturali, lo sottolinea con forza anche il numero uno della Cisl Campania nonché coodinatrice delle politiche comunitarie e sulla spesa dei fondi europei delle regioni meridionali, Lina Lucci, anche i pur flebili segnali positivi sui contratti di lavoro dovuti a Garanzia Giovani possano trasformarsi in un boomerang “passata l’onda lunga degli sgravi contributivi”. Per evitare una vera debacle, il sindacato, continua Lucci, chiederà nei prossimi giorni un tavolo di confronto con gli organismi regionali “per mettere a punto un patto operativo con interventi strutturali e tempi certi di realizzazione”.
 Eduardo Cagnazzi

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