5 maggio 2025 - Il trasporto di GNL via mare presenta diverse sfide tecniche. Una questione fondamentale è la presenza di "idrocarburi pesanti" (LNG heavy), che possono creare problemi operativi durante il trasporto e la movimentazione. Recentemente, l'UK Club ha osservato un aumento dei casi in cui le navi adibite al trasporto di GNL hanno subito ritardi operativi a causa della presenza di idrocarburi pesanti.
Il GNL è composto principalmente da metano, ma contiene
anche piccole quantità di altri idrocarburi come etano, propano e butano, oltre
a tracce di azoto. Il problema sorge quando gli idrocarburi più pesanti
(chiamati "C6+") sono presenti in quantità maggiori. A differenza del
metano, questi composti possono solidificare alle temperature di stoccaggio ultra-basse
utilizzate per il GNL (circa -162 °C), causando il congelamento e l'intasamento
di apparecchiature navali come condotte, pompe o filtri.
Diverse regioni di produzione producono GNL con
composizioni leggermente diverse e anche una concentrazione apparentemente
minima di 0,04 mol% (o 400 ppm) di sostanze pesanti in un carico di 100.000
tonnellate equivale a circa 40 tonnellate di sostanze pesanti nel carico e ciò
può causare problemi operativi.
Quando si affrontano problemi operativi come
l'intasamento dei filtri o l'aumento della contropressione, è essenziale
ispezionare i componenti interni dei macchinari della nave per identificare
potenziali fonti di infiltrazione di umidità o altre forme di contaminazione.
Una volta esclusa la possibilità di infiltrazione di umidità, si consiglia di
raccogliere campioni di carico e residui del filtro per analisi più
approfondite utilizzando la GPA 2286, una procedura specializzata in grado di
rilevare anche minime concentrazioni di idrocarburi pesanti (inferiori allo
0,01% in moli).