26 giugno2025 – Soprattutto plastica, ma anche ferro, metallo, pneumatici e vetro, si stima che negli ultimi tre anni siano state catturate oltre 6000 tonnellate di rifiuti dalle reti dei pescatori a strascico, ma purtroppo ad oggi manca qualsiasi sistema di conferimento adeguato a terra, il che rischia di disincentivare tale attività. Non sono stati, infatti, emanati alcuni fondamentali decreti attuativi della Legge 60/2022, detta “SalvaMare” - tra cui quello relativo all’art. 2 che disciplina le modalità di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati e volontariamente raccolti in mare - che consentirebbero di rendere efficace uno strumento fondamentale nella lotta all’inquinamento marino.
A lanciare l’allarme Fondazione Marevivo e la Federazione del Mare, che rappresenta le principali associazioni del cluster marittimo italiano, che avevano fortemente caldeggiato la norma con Lega Italiana Vela, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Lega Navale, La Grande Onda e quasi 100.000 firmatari della petizione lanciata su Change.org. Una legge approvata il 17 maggio 2022 all’unanimità dal Senato, dopo un lungo e complesso iter legislativo, ma tuttora rimasta inapplicata.
Dei circa 12 mila pescherecci presenti in Italia,
infatti, 2 mila cosiddetti a strascico durante le attività di pesca ogni anno
raccolgono circa una tonnellata di rifiuti che non possono però depositare a
terra, se non a proprie spese. Questa è solo una delle tante note dolenti della
mancata applicazione della SalvaMare. L’ulteriore beffa è che, come previsto
dalla Legge 60/2022, i cittadini italiani da gennaio 2024 pagano nella bolletta
della Tari i costi per la gestione dei rifiuti accidentalmente pescati o
volontariamente raccolti, senza che il servizio venga effettuato.
“Uno degli obiettivi fondamentali di questa legge all’art. 2 era quello di favorire il recupero dei rifiuti raccolti in mare per consentirne il corretto smaltimento – sottolinea Rosalba Giugni, Presidente Fondazione Marevivo – cosa che oggi non accade. L’auspicio è che siano emanati al più presto i decreti mancanti, per stabilire criteri e modalità con cui i rifiuti accidentalmente pescati possano essere effettivamente recuperati e riciclati”.