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Le bandiere UE possono far volare l’occupazione marittima


2 novembre 2021 - Dall’industria croceristica europea può venire una grande spinta all’occupazione marittima. È questo il senso dell’intervento del Presidente di Assarmatori, Stefano Messina, durante la tavola rotonda sulla sostenibilità della crocieristica all’Italian Cruise Day. Il contributo della crocieristica all’occupazione è già importante, ma potrà ulteriormente crescere “se sapremo cogliere al meglio le opportunità che derivano dall’allargamento alle navi battenti bandiera UE dei benefici a favore dell’occupazione marittima”. Secondo le stime di Clia, visti gli order books è verosimile attendersi un significativo incremento di addetti sulle navi europee nel periodo 2022/2028. “A questo punto - aggiunge Messina - è facile prevedere che l’estensione dell’aiuto dello Stato in favore della gente di mare ai marittimi italiani addetti ai servizi accessori imbarcati sulle navi da crociera registrate nei Paesi della UE avrà un significativo impatto sul numero degli occupati. Anche perché la qualità del lavoro italiano nel settore dell’hospitality e dell’intrattenimento è unanimemente considerata altissima e molte aree del Paese, dove c’è stato un significativo investimento nelle scuole di formazione, sono ora in grado di fornire il personale con le necessarie qualifiche. E sono le stesse che soffrono di una grave sotto occupazione. Ecco l’occasione, non sprechiamola”. Dall’industria crocieristica viene un contributo fondamentale anche nel campo della sostenibilità. “Dal trattamento delle acque, alla gestione dei rifiuti, alle azioni sociali contro lo spreco alimentare, le crociere rappresentano un modello straordinario di sostenibilità spesso poco conosciuto”, ha proseguito Messina, auspicando maggiori investimenti statali in ricerca e innovazione, “specialmente sui carburanti alternativi, per accelerare i processi che rendano effettive le soluzioni tecnologiche che si stanno affacciando sulla scena, ma che richiedono ancora molto sviluppo prima che siano realmente disponibili su scala industriale. Le compagnie vorrebbero investire e, come hanno già dimostrato in passato, sono pronte a farlo, ma oggi non trovano sul mercato risposte adeguate”.

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