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Ponte Morandi: lo Stato (con le tasse) si riprende gli aiuti ai camionisti


20 febbraio 2021 -
 “Con una mano lo Stato dà, con l’altra prende”. La vecchia regola non scritta, riemerge con prepotenza in queste ore materializzandosi in un vero e proprio paradosso: le aziende di autotrasporto che hanno ricevuto dallo Stato i ristori per i danni conseguenti il crollo del Ponte Morandi per il periodo interessato nel 2018 e tutto il 2019, e che sono ora in attesa dei ristori per il 2020, dovranno pagare retroattivamente e in modo del tutto inatteso le tasse su queste somme. 

Il che significa, malcontati, sui 180 milioni di ristori erogati e in via di erogazione a oltre un migliaio di aziende di autotrasporto, restituire dai 60 ai 70 milioni. In questo senso si è infatti espressa l’Agenzia delle Entrate che, interpellata da un commercialista per conto di un’azienda di autotrasporto, ha risposto che nel cosiddetto decreto Genova non è prevista esplicitamente l’esenzione fiscale su queste somme, anche se parimenti non è prevista l’applicazione della tassazione ordinaria. 

Tra l’altro l’interpretazione delle norme nel senso della non tassabilità dei ristori era stato seguito dalla stessa struttura commissariale presso la Regione Liguria, che, al momento della liquidazione dei ristori alle Imprese, non ha applicato la ritenuta d’acconto. Ora le conseguenze per le aziende sono gravissime considerata anche la retroattività della lettura dell’Agenzia su ristori che l’imprese hanno già investito per sopravvivere con estrema difficoltà alla crisi pandemica e ai ripetuti danni generati dai cantieri autostradali liguri. Secondo Trasportounito,
 “di fronte a una vera e propria “vacatio legis,” la parola oggi può solo tornare alla politica che in tempi brevissimi dovrà fornire le precisazioni sui ristori e quindi sullo spirito che ha improntato il decreto Genova.

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