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La riforma del lavoro portuale


25 Ottobre 2017 - Si è tenuto ieri alla Stazione Marittima del porto di Salerno il convegno “La riforma del lavoro portuale” organizzata dai Propeller Club di Salerno e di Napoli.
Nella foto da sinistra Roberto Bucci, Francesco Messineo, Pietro Spirito, Nino Criscuolo, Francesco Mariani, Mario Sommariva.

L’appuntamento ha rappresentato un’interessante occasione di confronto sui contenuti del recente schema di decreto concernete “misure integrative e correttive al decreto legislativo 169/2016” tra cui spicca l’adeguamento delle funzioni del presidente dell’Autorità di sistema portuale in materia di governance del lavoro al quale vengono prevalentemente trasferite le funzioni che prima erano prerogativa dell’ente gestore. Ribattezzato dal ministro Delrio “la seconda parte della riforma portuale” il decreto, nel giudizio dei partecipanti, ha cercato di dare una prima risposta ai grandi cambiamenti di contesto degli ultimi anni, non sempre centrando il bersaglio.

Per Mario Sommariva, segretario generale dell’AdSP del Mar Adriatico Orientale, si tratta infatti “di norme modeste e non di sistema il cui obiettivo è quello di riequilibrare il rapporto tra pubblico e privato” in un contesto stravolto dal gigantismo navale e dalla tendenza delle grandi compagnie a farsi terminalisti.

Un processo globale che Franco Mariani, segretario generale di Assoporti, ha invitato ad affrontare, nonostante le perplessità sull’impianto normativo, alla luce di alcuni elementi imprescindibili: contratto unico, ruolo di controllo delle AdSP “sui falsi art.16”, contenimento della conflittualità. “Non bisogna ingessare le cose – ha esortato – ma rispondere alle esigenze”.

 Nino Criscuolo, membro del comitato di gestione delle AdSP, ha ricostruito il percorso legislativo in materia di lavoro portuale a partire dalla rivoluzione della legge 84/94 che metteva fine al regime monopolistico delle compagnie portuali. “Il rischio, con la tendenza dei grandi player ad egemonizzare anche i piazzali è un ritorno al passato e ad un indebolimento del potere contrattuale delle piccole medie realtà che caratterizzano il nostro tessuto economico”.

Incentrato sull’impatto sociale dell’organizzazione del lavoro l’intervento del segretario generale dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale, Francesco Messineo, che ha paventato un “assedio dei porti, del loro sistema di regole, da parte della deregolamentazione esistente in altri settori”. Auspicabile per Messineo lo sviluppo nei porti “di settori di nicchia, capaci di creare lavoro sul territorio anziché grandi numeri nella movimentazione merci”.

Chiude Pietro Spirito, presidente dell’AdSP del Tirreno Centrale, che ha denunciato i ritardi sulla questione formazione. “Non bisogna considerare la formazione come un modo surrettizio di elargire aiuti. Da questo punto di vista le agenzia del lavoro costituite nei porti di transhipment rappresentano un pericolosissimo precedente. Quello di cui abbiamo bisogno – ha concluso – è di regole chiare a livello nazionale”.

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