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Aiuti di stato nei porti italiani


1 agosto 2016 - Le contraddizioni proprie all’incerto confine della disciplina europea sugli aiuti di Stato in materia portuale potrebbero deflagrare definitivamente a Napoli. Con conseguenze disastrose per tutto il sistema nazionale. Le recenti iniziative della DG Competition della Commissione europea sull’uso dei finanziamenti concessi all’Autorità portuale rischiano di aprire, infatti, un vero e proprio vaso di Pandora.
“Il pericolo – spiega Luca Antonellini, membro di Sipotrà, associazione impegnata nell’analisi della politica dei trasporti – è che una segnalazione relativa a una qualsiasi infrastruttura portuale esistente in Italia basti ad innescare l’apertura di una procedura d’infrazione a Bruxelles”. 
 I fatti di Napoli sono presto detti e danno la misura della posta in gioco. A fine giugno la Commissione Ue comunica l’apertura di un’indagine approfondita per verificare se una parte dei fondi messi a disposizione dell’ente portuale sono in linea con le regole sugli aiuti di Stato. Si tratta, in particolare, di 44 milioni di euro usati per ammodernare i bacini di carenaggio dati in concessione su base trentennale alla Camed. In pratica, Bruxelles intende verificare se l’azienda privata possa aver beneficiato degli interventi di miglioramento di un asset dello Stato.
“In assenza di un appalto per l’uso dei bacini – questa la tesi – la Camed può usare le strutture rinnovate per fornire servizi di riparazione ad un prezzo potenzialmente sotto mercato”. 
Probabile conseguenza di una “guerra dei cantieri” che si combatte da anni attorno alla gestione dei bacini pubblici, la vicenda registra un colpo di coda. La replica, affidata allo Studio Legale Munari Giudici Maniglio Panfili & Associati, allerta la burocrazia europea sulla destinazione di altri finanziamenti assegnati all’Ap, denunciando di fatto la situazione “borderline” cui sono potenzialmente suscettibili tutte le banchine della penisola.

L’attenzione, così, cade su 100 milioni di euro (di cui 18 per canoni demaniali non riscossi) utilizzati per una serie di interventi – prolungamento dei moli Bausan e Flavio Gioia, costruzione di due gru da banchina al molo Bausan, copertura dell’Alveo Pollena – che avrebbero indirettamente favorito società appartenenti alla galassia MSC. In sintesi, un clamoroso precedente che qualora varcasse i confini del porto di Napoli potrebbe aprire una stagione di contestazioni a catena. Giovanni Grande

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