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Mezzogiorno, ripresa lenta ridare vita ai consumi interni


15 luglio 2016 - E’ lenta ed impercettibile, ma i numeri dicono che nel Mezzogiorno la ripresa è iniziata. Un po’ meno in Puglia e Campania. Quest’ultima registra un tasso di crescita del valore aggiunto di appena 0,9 punti percentuali contro la media nazionale di 1,3 e l’export segna un andamento favorevole del 2,8%. Nella regione l’illegalità economica è ancora elevata, condizione che determina l’alto costo del credito.

Nonostante le manovre agevolative varate nell’ultimo anno dalla Bce, il livello dei tassi d’interesse praticati alle imprese risulta infatti di 9,26 punti percentuali a fronte del 6,95% della media nazionale. Ciononostante il tessuto imprenditoriale regionale mostra una vivacità superiore alla media italiana con un incremento delle iscrizioni nel registro delle imprese dell’1,2% contro +0,3% a livello nazionale e crescono sia le startup innovative (336 in Campania, pari al 26,5% dell’intero Mezzogiorno) che l’occupazione, seppure dell’1% appena.

Frutto del dinamismo delle imprese riscontrato a Napoli (+2,3%), mentre più contenuto è quello che registrano Caserta e Salerno, come afferma il presidente di Unioncamere Campania, Andrea Prete, commentando il rapporto sull’economia regionale curato dallo stesso organismo e dall’Istituto Tagliacarne. Un andamento che lascia però ben sperare, afferma il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, anche se ci sono elementi di crisi ancora pesanti che riguardano la disoccupazione, soprattutto quella giovanile. “Siamo quattro punti sopra al 2007, quindi agli anni prima della crisi, come incoraggianti sono i dati sulle start up, e le imprese di stranieri nella nostra regione.

Ma dobbiamo puntare sui settori che esportano e sull’economia del mare e, soprattutto ad aprire cantieri e a riversare nell'economia campana i 10miliardi di euro che abbiamo di fondi europei e Patto per il Sud. Questo è il nostro obiettivo per i prossimi mesi”. Certo, la ripresa non è roboante, ma i primi segnali di una inversione di tendenza di segno positivo cominciano ad intravedersi. Ma bisogna fare i conti con la questione infrastrutturale, quella energetica e quella fiscale. Lo sostiene Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria.
“Occorre portare all’attenzione della politica economica del governo queste necessità, perché il Sud può essere la vera locomotiva del Paese. Anche perché c’è l’occasione dei fondi strutturali che, in tempo di scarse risorse, rappresentano uno dei limiti di cui soffre il Paese”. L’altra leva di sviluppo è il sostegno ai processi d’internazionalizzazione delle imprese ma, osservano gli analisti di Unioncamere e dell’Istituto Tagliacarne, ciò non basta da sola a sopperire alle carenze della domanda interna e ad allargare la base occupazionale. “Occorrono politiche e strumenti atti a ridare linfa vitale ai consumi delle famiglie che, al pari delle imprese, scontano da tempo una sostanziale perdita del potere d’acquisto che non agevola una pronta riattivazione del circuito economico”. 
 Eduardo Cagnazzi

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