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Congiuntura flash


29 novembre 2015 - Secondo il CSC di Confindustria, la frenata dei paesi emergenti, che abbassa le stime per il commercio mondiale, la paura generata dagli attacchi terroristici, che alimenta una già elevata incertezza e modifica i piani di spesa, e l’escalation militare in Siria costituiscono venti che soffiano contro un’economia europea che non viaggia certo a pieni giri, soprattutto in alcuni paesi. Tuttavia, rimangono prevalenti gli impulsi fortemente espansivi da tempo inquadrati, che anzi si sono irrobustiti attraverso un ulteriore calo del prezzo del petrolio e il nuovo arretramento del tasso di cambio dell’euro.

Nel Mondo intero e in molte sue singole parti l’insidia maggiore continua a rimanere la deflazione: 24 paesi registrano variazioni annue negative dei prezzi al consumo, contro 2 nel 2014. La deflazione depotenzia l’azione della politica monetaria, aggrava il peso dei debiti e induce il rinvio degli acquisti. L’ampia capacità produttiva inutilizzata(sotto forma in particolare di elevata disoccupazione), la generale discesa delle quotazioni delle materie aspettative degli operatori e le ricadute della concorrenza globale e dell’innovazione tecnologica continuano a spingere all’ingiù la dinamica inflattiva.

Ciò terrà a lungo bassi i tassi di interesse, anche negli USA dove la FED si accinge ad abbandonare la soglia zero del costo del denaro, e giustifica ulteriori allentamenti da parte della BCE. In Italia l’economia stenta a prendere quota, come indicano i deludenti dati del terzo trimestre, appesantiti dai contraccolpi della debole domanda estera. Comunque, la domanda interna è più vivace e i primi indicatori qualitativi autunnali (fiducia, PMI) sono in miglioramento rispetto all’estate. In attesa che si faccia sentire la spinta del contenuto espansivo della Legge di stabilità.

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