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Autotrasporto: il business dell’estero-vestizione


Fita plaude al lavoro della Guardia di Finanza di Sassuolo che, dopo oltre due anni di indagine, ha portato alla luce una maxi-frode fiscale per una azienda di trasporto “estero-vestita”. Da oltre due anni anche CNA-Fita combatte duramente contro un fenomeno che ha ormai raggiunto il livello di un
vero e proprio business su cui si sono concentrati diversi colletti bianchi, associazioni e imprenditori disposti a tutto, assimilabili per rapacità ai pirati di un tempo.
"L’autotrasporto - dichiara Cinzia Franchini presidente nazionale della CNA-Fita - langue e sprofonda verso una illegalità pervasiva. Il vero paradosso però è che a sprofondare sono migliaia di imprenditori che fino ad oggi hanno garantito la logistica commerciale e industriale del Paese, saldamente aggrappato alla gomma come modalità di trasporto prevalente e ormai quasi esclusiva. CNA-Fita ha richiesto da tempo controlli maggiori e l’operazione che la GdF di Sassuolo non solo conferma, ma ben documenta l’allarme che da tempo e puntualmente abbiamo lanciato a dimostrazione che queste situazioni sono presenti anche in regioni come l’Emilia Romagna così come l'uso distorto dei cosiddetti "contratti romeni"."Se da un lato - ha concluso la Franchini - i controlli devono essere rafforzati, è altrettanto fondamentale che il Governo ponga la questione dell’estero vestizione e del dumping sociale ad esso collegato lì dove ha trovato spazio utile cioè in Europa. Per la Franchini simili fenomeni sono contrastabili se si avvia da subito una armonizzazione delle condizioni operative e di lavoro che chiediamo da anni. Differentemente l’Europa deve comprendere che la liberalizzazione del cabotaggio rappresenterà un suicidio socio-economico e una squalificazione della logistica continentale con un profondo impoverimento del nostro tessuto economico e sociale".

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