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In Italia non esiste una strategia energetica

Intervista al Presidente Federpetroli: “Cambiare la percezione di noi nell’opinione pubblica”
Di sè dice: “penso di essere l’unico che guarda ancora le puntate di Dallas, scrive Petrolio con la maiuscola e si emoziona per il primo olioestratto da un pozzo”. Tra i suoi bersagli dichiarati, “l’immaginario consolidato che disegna il petroliere come un personaggio immancabilmente
brutto sporco e cattivo”. Mettere definitivamente in soffitta i J.R. Ewing dell’epica televisiva, dunque, e “contribuire, attraverso una seria conoscenza del settore, a un cambiamento d’immagine più in linea con la realtà”. È uno degli obiettivi più ambiziosi fissati da Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia dal 2006. A questo scopo l’organizzazione non sindacale che riunisce le aziende della lunga filiera del settore energetico ha lanciato, a partire dallo scorso anno, “Operazione Trasparenza”, iniziativa volta a “spiegare in maniera semplice cosa vuol dire Petrolio e Gas in Italia”. Un tentativo di dialogo “a tutto tondo” sulle questioni inerenti il comparto, fortemente voluto dal presidente di Federpetroli, che non impedisce, tuttavia, prese di posizioni molto critiche sulle scelte future del Paese. Ultima, in ordine di tempo, quella relativa alla riforma del Titolo V della Costituzione che impedendo “un serio coinvolgimento del territorio” è stata ribattezzata “Piano blocca Italia”.
Presidente, quali sono le criticità che individua nella proposta del Governo?
Nel tentativo di superare il gap tra centro e periferia non si può dimenticare la rilevanza del territorio. La riforma costituzionale del Titolo V deve essere incentrata sicuramente su una ridefinizione di competenze tecniche/legislative tra Governo centrale e Pubblica Amministrazione locale; allo stesso tempo, però, non può svuotare il potere di Regioni, Provincie, Comuni ed altre forme amministrative periferiche. La proposta in discussione, in particolare, vuole attribuire al Governo centrale più autonomia nel nostro settore: se così sarà, assisteremo al blocco di gran parte dei nostri progetti, avremo problemi anche per un semplice impianto di carburante. I diversi progetti del nostro indotto, parlo di piattaforme, pozzi, oleodotti o altre semplici modifiche strutturali ad un cantiere, sono bloccati proprio perché le Amministrazioni locali non vengono coinvolte.
Quanto contano le deficienze della nostra strategia energetica?
Dobbiamo essere tutti consapevoli che in Italia non esiste una reale strategia energetica. Ciò che viene comunemente definita SEN (Strategia Energetica Nazionale) presenta lacune che non sono superabili se non con una ridefinizione delle sue finalità. È necessario guardare e approfondire tutte le tematiche dell’indotto e della filiera petrolifera/energetica: dalla ricerca e sfruttamento delle risorse minerarie alle infrastrutture, dalla raffinazione alla logistica, dallo stoccaggio alla distribuzione sulla rete di servizio. L’Italia ha bisogno di un dicastero dedicato alle questioni energetiche. Un Ministero dell’Energia che, con alte competenze tecniche e politiche, possa coordinare tutti gli ambiti del settore, con  particolare attenzione al ruolo della penisola come hub petrolifero mediterraneo e area ricca di grandi quantità di idrocarburo”.

Giovanni Grande

(leggi l’intervista completa su PORTO&diporto Luglio 2014)

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