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Le Tavole di San Giuseppe

E’ il giardino megalitico d’Italia dove, nell’età del bronzo, l’uomo vi eresse misteriosi e ieratici monumenti, tombe ipogee che hanno rivelato indizi del passaggio di popolazioni formate da cacciatori seminomadi. Antiche testimonianze religiose che, come i dolmen e i menhir sparsi nei
campi solcati da greggi e pastori, rappresentano luoghi preistorici di preghiera. Oggi Giurdignano, nel leccese, è il paese ricordato anche per un antichissimo rito, conosciuto come le Tavole di San Giuseppe.
 “La sera del 18 marzo di ogni anno - racconta il sindaco Monica Laura Gravante - mentre la processione del santo si snoda per le vie del paese, le porte delle case si aprono per la benedizione mentre le famiglie allineano sulle tavole imbandite grossi pani con nel mezzo un finocchio ed un’arancia ed altre pietanze volute dalla tradizione, trasformando la manifestazione che aveva origini religiose in un banchetto di carità”.
 Alcune di queste pietanze hanno un significato simbolico e rituale: la pasta e ceci rappresenta il narciso, tipico fiore primaverile; i lampascioni il passaggio dall’inverno alla primavera; il cavolfiore, la verga fiorita di San Giuseppe; il pesce fritto il Cristo; le cartellate le fasce di Gesù bambino; lo stoccafisso il cibo un tempo delle grandi occasioni. Quando una famiglia devota decide di “fare la tavola” invita i santi: in numero dispari da tre San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna, che dev’essere una ragazza nubile, fino ad un massimo di tredici. Seduto a capo tavola, San Giuseppe dà inizio al pranzo battendo un colpo di bastone sul pavimento.

Le Tavole di San Giuseppe fanno parte di un pacchetto di proposte turistiche salentine presentate alla Bit per iniziativa della rivista Spiagge edita da Carmen Mancarella e sostenute dalla Regione Puglia.
 Eduardo Cagnazzi

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