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La Caporetto del trasporto pubblico in Italia

Dopo uno scivolone durato almeno sedici anni è arrivato il tonfo: e l’Italia si è inesorabilmente fermata. Per quattro anni di fila, dal 2008 al 2012, il numero degli spostamenti con bus, tram e metropolitane è calato del 23,9%, passando dai 128 milioni di utenti di un qualsiasi giorno feriale a 97,5 milioni. E, come se non bastasse, è arrivata puntuale anche la stangata dell’aumento di biglietti e abbonamenti da parte delle aziende.

Costrette a farlo per pagare dipendenti, garantire un minimo di servizi soprattutto a chi non può permettersi il lusso di usare l’automobile per il caro-carburante, e non lasciare i mezzi in deposito. Suona, dunque, come un impegno programmatico ed una sveglia per la politica, il messaggio che l’Asstra, l’associazione delle aziende del trasporto pubblico locale in Italia, lancia da Bologna in occasione del convegno nazionale dell’associazione.

 Tirare fuori dalle secche spaventose in cui è andato ad incagliarsi il settore dei trasporti pubblici locali a sedici anni da una riforma sbandierata ma mai portata a termine è una impresa che richiede un taglio netto col passato. E’ per tali motivi che è considerato un percorso di guerra quello che traccia l’Asstra nel documento programmatico che verrà recapitato al governo e al parlamento, in cui si punta il dito sui nemici da abbattere per assicurare ai 15 milioni di cittadini che ogni giorno usano i mezzi pubblici, un servizio di trasporto collettivo degno di un paese europeo e sviluppato.

A tutt’oggi operano in Italia circa 1.200 imprese di cui il 50% con meno di 5 dipendenti, si sono verificate più di venti modifiche legislative in dieci anni, un referendum popolare, diversi interventi della Corte Costituzionale, un’Authority dei trasporti bloccata dai veti della politica, taglio del 15% delle risorse pubbliche nell’ultimo triennio, un ricorso alla Corte costituzionale contro il neonato Fondo nazionale trasporti per far saltare il vincolo delle risorse al trasporto pubblico; investimenti per infrastrutture e rinnovo del parco mezzi a fari spenti da anni, conseguente impennata dell’età media del parco mezzi (12 anni contro la media europea di 7 anni) evasione tariffaria al 20% che succhia le risorse (450 milioni di euro l’anno) equivalenti a finanziare l’acquisto di 2mila autobus nuovi o un rinnovo del contratto di lavoro della categoria; enti locali che pagano a babbo morto i corrispettivi dei contratti di servizio generando un ulteriore indebitamento delle aziende con le banche (oltre 100 milioni di interessi buttati al vento ogni anno). Sono questi alcuni dei problemi principali elencati nel documento dell’associazione, chiamati per nome dal Presidente di Asstra Marcello Panettoni:

“Nanismo aziendale, schizofrenia legislativa, incertezza delle regole e dei finanziamenti, scarsità di risorse, crisi di liquidità, assenza di ammortizzatori sociali, evasione tariffaria , sono una parte dei nemici da abbattere nella guerra per salvare il trasporto pubblico locale. Ma il lamento fine a sé stesso non ci interessa, per ogni male indichiamo anche la cura più appropriata secondo noi per schiodare il trasporto pubblico locale dalla condanna a vivacchiare e all’immobilismo: bisogna far funzionare subito l’Authority dei trasporti, dare incentivi fiscali e forme di premialità per favorire le aggregazioni tra le aziende ed i partenariati pubblico-privato, qualificare i trasporti come servizi pubblici essenziali ed attribuire loro di conseguenza un privilegio generale sui crediti vantati dalle aziende, come per la sanità ed i rifiuti”.
 Eduardo Cagnazzi

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